Dall’elenco dei vescovi ed arcivescovi di Bologna possiamo notare:
- che dal primo (Zama) a quello attuale (Carlo Caffarra) sono stati finora 119.
- che, nello stesso periodo di tempo, i Papi sono stati quasi il doppio (230), ma forse perché i vescovi, essendo più giovani dei Papi, vivono più a lungo!
- 24 di essi (su circa 65, da quando cioè si hanno notizie) erano bolognesi.
- dei primi 55 circa conosciamo soltanto il nome e, sporadicamente, qualche data, ma non esistono molte altre notizie.
- almeno 5 di essi, tra il 1322 e il 1378 da Sabatier a Bonneville (forse), furono stranieri, precisamente francesi, e il periodo corrisponde più o meno a quello dei Papi ad Avignone.
- 9 (dei primi 16) sono stati fatti santi e, in seguito, un solo beato.
- oltre ai 119 prelati, figurano due “amministratori”, perciò non vescovi.
- all’87° vescovo Campeggi fu affiancato mons. Zanetti come vicario ausiliare
- vescovi scismatici, imposti dall’Imperatore (come gli Antipapi) furono Pietro e Sigifredo,contemporaneamente a Gerardo I e Bernardo (1079-1104) e Samuele imposto dal Barbarossa e contrapposto a Gerardo Grassi (1148-1165).
- 6 di essi, tra il 1405 e il 1920 circa, dopo essere stati vescovi di Bologna, salirono al soglio di Pietro: Innocenzo VII, Niccolò V, Giulio II, Gregorio XV, Benedetto XIV (il cardinale Lambertini che fu contemporaneamente vescovo di Bologna e Papa dal 1740 al 1754) e Benedetto XV.
Come sempre accade, anche per i nostri vescovi i primi tempi sono alquanto nebulosi, poiché le rare notizie storiche si confondono con la leggenda. Tuttavia pare che Zama fosse d’origine africana e che si insediasse lo stesso anno nel quale Costantino emanò il suo famoso Editto che sanciva libertà di culto ai cristiani. Il fatto che 9 sui primi 16 siano stati dichiarati santi, dipende forse dal fatto che a quei tempi la pratica era più usata: la stessa cosa accadde anche per i Papi. L’ottavo vescovo, Petronio è quello che è considerato il più importante: fondatore delle chiese di Santo Stefano e di San Giovanni in Monte (che avrebbe costruito a ricordo dei templi da lui stesso visti a Gerusalemme) e della prima cinta muraria, ma quasi certamente nessuna di queste cose è vera! E non è vero nemmeno che egli fosse d’origine orientale: era stato probabilmente in Oriente e probabilmente si trovava a Roma quando l’inviato bolognese si recò dal Papa a chiedere un vescovo che potesse rimpiazzare Felice, ma Petronio era probabilmente milanese, come lo era Felice stesso, anche perché la diocesi di Bologna dipendeva allora dalla sede metropolitana della Milano di Sant’Ambrogio. In ogni caso il nostro Petronio divenne patrono di Bologna, le sue reliquie, più volte spostate, sono sempre state venerate, su di lui si è scritto molto e, personalmente, credo che ben poco sia storicamente attendibile, in quanto la maggior parte delle notizie furono scritte da un oscuro fraticello dopo secoli dalla sua morte.
Ma a noi piace pensare che sia tutto vero…almeno, quasi tutto!
Il rapporto tra Bologna e la Chiesa è sempre stato ambiguo: nella sua condizione di seconda più grande città dello Stato pontificio (dopo Roma), Bologna ha avuto un lungo rapporto di fedeltà verso la Chiesa e i Papi; città da sempre guelfa ha fatto parte dello stato della Chiesa dai tempi di Pipino il Breve fino all’Unità d’Italia, con solo brevi interruzioni. Contemporaneamente, nella sua condizione di città di frontiera, ha dimostrato parecchie insofferenze e turbolenze e, per lo stesso motivo, anche la Chiesa è stata talvolta dura e repressiva, più che con altre città. Due caratteristiche opposte che la città mantiene anche oggi: da un lato è una delle città più “rosse” ed anticlericali d’Italia, dall’altro riesce a riempire tutte le sue numerose chiese alle messe della domenica mattina ed ha prodotto la più strana specie umana di gente di sinistra, atea e povera in ogni Paese del mondo, ma che a Bologna è spesso cattolica e ricca! Per questo ribadisco che i due atteggiamenti continuano a convivere.
È un amore-odio che dura ormai da 18 secoli, dagli albori del IV, quando le ultime persecuzioni di Diocleziano portarono al martirio di Vitale ed Agricola (303/305) e quando (313) Costantino concesse libertà di culto ai cristiani e Bologna si diede il suo primo vescovo Zama. Ciò tuttavia non impedì il martirio del soldato romano Procolo (V sec.). Nel 393 ebbe molta importanza la visita in città di Sant’Ambrogio il quale venne per riesumare i resti di Agricola dal cimitero ebraico in cui era sepolto. Una trentina d’anni dopo fu lo splendido periodo di San Petronio, il quale però fu proclamato patrono quasi un millennio più tardi (1301) quando Giovanni Savelli era vescovo e Bonifacio VIII papa, poco prima dell’esilio avignonese. I suoi resti si trovano in Santo Stefano, tranne la testa che fu traslata in San Petronio per volontà di papa Benedetto XIV Lambertini (1743). Nel V secolo la residenza vescovile era nel luogo dove ora c’è il duomo di San Pietro con l’annesso Battistero, fondamentale per l’iniziazione religiosa dei bolognesi. Nei pressi sorse anche un Ospizio per i poveri e un Collegio per i religiosi. Dal 535(ultimo anno della dipendenza della Chiesa bolognese da Milano) al 727 (anno della conquista di Bologna del re longobardo Liutprando), la chiesa, in pieno periodo bizantino, fu sottoposta a quella di Ravenna, la quale assunse il nostro Santo Vitale, mentre il suo vescovo Sant’Apollinare ebbe qualche cultore anche da noi. Dopo il 727, quando fu costruita la famosa “addizionale longobarda” proprio come baluardo difensivo contro i bizantini ravennati, Liutprando si insediò in Santo Stefano, dove ora si può ammirare il cosiddetto “Catino di Pilato”, ciò che ci dimostra almeno due cose: 1) che “pilato” è corruzione di “palatii” (= del palazzo) e non c’entra affatto con Ponzio Pilato, il quale visse sette secoli prima 2) che esso fu scolpito almeno 10 anni dopo, poiché nell’iscrizione, accanto a Liutprando e Ilprando si legge il nome del vescovo Barbato, il quale nel 727 non era ancora in carica. Bologna dimostrò la sua fedeltà alla Chiesa, stando sempre dalla sua parte nelle lotte per le Investiture, contro l’Impero, nonostante i vescovi scismatici che esso le impose (due nel periodo 1079-1096 e ancora uno dal Barbarossa nel 1161-1164). Poco dopo la morte di Matilde di Canossa (1115) sorse il Comune di Bologna (1116-1123) i cui vescovi si allinearono sulle posizioni dei comuni guelfi italiani filo-papalini. Pochissimi anni prima erano sorte le prime torri (circa 1009).
L’importanza della Chiesa si evince anche dal fatto che, dietro autorizzazione di Papa
Onorio III, le autorità ecclesiastiche presiedevano al conferimento delle lauree universitarie (cerimonie tenute in Cattedrale)e questo dai primi del 1200 fino al 1798!
Nei sec. XII e XIII vennero dati in enfiteusi i possedimenti della bassa pianura a gruppi di famiglie, ciò che diede origine alle famose “partecipanze” in vigore ancora oggi (famosa quella cosiddetta di Matilde di Canossa a San Giovanni in Persiceto).
Ancora prima, nel X secolo, ebbero molta importanza i Benedettini, i quali, venuti in città, diedero impulso alla vita religiosa e culturale, dal momento che l’Università richiamava studenti da tutta Europa. Nel XII secolo sorsero anche monasteri per le suore benedettine, seguirono i monaci fedeli a Sant’Agostino e si ebbero forme di vita eremitica maschile e femminile: fino a pochi anni fa era visitabile, in un punto impervio del Monte delle Formiche, l’antro di un eremita.
Nel 1390 ebbe inizio la costruzione di San Petronio, cattedrale voluta dal Comune in contrapposizione a San Pietro, voluto dalla Chiesa, ciò ad ulteriore dimostrazione del contraddittorio contrasto tra le due autorità, pur nell’ambito della fede cristiana!
Bologna venerò da sempre la Madonna: già nel VI secolo esisteva una basilica a lei dedicata, nel XII secolo la Madonna del Monte sorse sull’Osservanza e nel 1193 un eremo sul colle della Guardia, voluto da verta Angelica bolognese, ne custodì una immagine fino al 1799.Nel 1433 l’allora vescovo,il beato Nicola Albergati, certosino, stabilì che ogni anno la Madonna di San Luca scendesse in città, poiché si credette che essa aveva scongiurato una calamità devastante, dovuta a piogge torrenziali. L’Albergati diede inizio anche al rinnovamento della vita ecclesiale, ormai superata.
Nel 1131 un furioso incendio distrusse San Pietro, che fu ricostruita e di nuovo consacrata nel 1184, col battistero distaccato, col campanile rotondo inglobato in uno quadrato e con la famosa “porta dei leoni”. Lo sfortunato Duomo sarebbe poi crollato di nuovo nella seconda metà del’500, a causa di calcoli sbagliati dall’architetto Tibaldi o di ordini sbagliati del cardinale Paleotti (la responsabilità a tutt’oggi non è ancora stata accertata!): fu ricostruito nello stile attuale, gli fu incredibilmente negato un sagrato che l’avrebbe valorizzato notevolmente (nonostante che papa Lambertini, due secoli dopo, lo avesse fortemente voluto!) e fu probabilmente allora che la sede dei vescovi si spostò, essendo Bologna diventata Sede Arcivescovile nel 1582, per volere di papa Gregorio XIII Boncompagni. I lavori, iniziati nel 1575, si protrassero poi fino al 1754 e, tra il 1578 e il 1586, furono traslate in San Pietro alcune reliquie dei protomartiri Vitale e Agricola e dei protovescovi Zama e Faustino.
Nel 1200 la città ospitò diversi nuovi ordini religiosi: nel 1220 i domenicani(qui morì San Domenico di Guzman nel 1221), nel 1235 i francescani (San Francesco d’Assisi qui aveva predicato con successo alcuni anni prima), nel 1261 i serviti (fedeli a Maria dei Servi), nel 1263 i carmelitani e nel 1267 gli eremitani. La beata Diana degli Andalò fondò il primo monastero domenicano femminile, ma in seguito, e per secoli, fu tutto un fiorire di iniziative laiche con lo scopo di assistere pellegrini, poveri, viandanti e forestieri (suor Dolce, in via Falegnami, aprì un ospizio per fanciulli abbandonati, per poveri e infermi). Santa Caterina de’ Vigri, nel 1456, rinnovò il modello di vita del suo ordine del Corpus Domini. Nel 1530 fu incoronato a Bologna Carlo V, uno degli imperatori più importanti della storia, da papa Clemente VII.
Nel 1542 lo stesso papa indisse il Concilio di Trento per tentare di ricomporre l’unità della Chiesa e, nel 1547, Bologna ne ospitò alcune sedute che furono di scarsa importanza, poiché decisero … ciò che il beato Albergati e Caterina de’Vigri avevano già portato alle loro istituzioni! Ma anche il vescovo ausiliare Agostin Zanetti aveva già avviato una severa opera di restaurazione disciplinare ed istituito le Costituzioni Sinodali (1535), segno che già prima del Concilio qualcuno aveva sentito il bisogno di moralizzare la chiesa (o aveva intuito il pericolo di Lutero!). Nel lungo periodo del cardinale Paleotti (31 anni) si misero in opera le deliberazioni del Concilio (alcune delle quali tanto nefaste che avrebbero portato all’Inquisizione!), tuttavia l’ambiente ritrovò fede ed entusiasmo e la chiesa bolognese passò di grado diventando sede arcivescovile. E continuavano a sorgere iniziative: il “Magistero della Concordia” per sostenere i meno abbienti (1574), la “Compagnia dei Poveri” (1577) e la “Compagnia del SS. Sacramento” che diede vita alla processione del Corpus Domini, alla Decennale Eucaristica da cui gli Addobbi.E ancora la città vide fiorire vari altri ordini religiosi: i Gesuiti, i Barnabiti, i Cappuccini, gli Oratoriali, i Teatini e anche diversi conventi femminili, per accogliere le giovani di nobili famiglie, avviate (spesso obtorto collo) alla vita monastica, per non dover sborsare le pesanti cifre delle doti! Il “Monte del Matrimonio” fu istituito proprio per fare la dote alle ragazze meno abbienti, tramite prestiti a basso interesse. Tra il 1674 e il 1714 fu costruito il lungo portico di San Luca col contributo di tutti i cittadini. Il Settecento fu un secolo difficile per Bologna e si dovette all’opera del più grande papa di quel secolo, Benedetto XIV Lambertini, che fu insieme vescovo e papa, il mantenimento degli equilibri. Sotto di lui fu completato San Pietro e anche San Luca, la cui costruzione andò dal 1723 al 1765, quando fu consacrata dal suo successore cardinale Malvezzi.
Il ‘700 vide il sorgere di varie iniziative: don Giulio Cesare Canali, parroco di S.Isaia, dal 1731 al 1740 varò la “Congregazione della Carità”, per i più indigenti, e “l’Ospedale degli abbandonati”, per coloro che erano privi di sussidio. Il sacerdote don Bartolomeo del Monte, oggi beatificato, mantenne vivo il dialogo tra la Chiesa e i filosofi illuministi. Un grosso colpo la Chiesa bolognese lo ebbe, a partire dal 1799, da Napoleone il quale soppresse vari ordini religiosi, confiscò le loro proprietà (oltre che rubare molte opere d’arte dalle chiese), ridusse le manifestazioni religiose e destinò ad altri usi almeno 700 tra chiese e conventi! In quello stesso anno passò da Bologna Papa Pio VI il quale fu portato prigioniero in Francia, dove morì dopo poco.
Molti preti furono giustiziati perché considerati istigatori della ribellione dai francesi. Tra l’altro, morto il cardinale Gioannetti nel 1800, la sede episcopale restò vacante per quasi tre anni, prima che fosse eletto Carlo Opizzoni (1803), inizialmente col beneplacito di Napoleone, poi però caduto in disgrazia per non aver avallato le sue seconde nozze e per non aver accettato la prigionia del nuovo papa in Francia, così fu esautorato e portato lui stesso prigioniero in Francia, da dove ritornò quando cadde il dittatore francese (1814). Tornato a Bologna si diede molto da fare per ripristinare il più possibile di quanto eliminato da Napoleone e mori nel 1855, pianto dai fedeli, dopo l’episcopato più lungo in assoluto (52 anni), durante il quale, oltre alla bufera francese, visse i primi moti rivoluzionari (1831) e la rivolta austriaca (1848).
Durante il mandato del suo successore, il corso Viale Prelà, ebbe risalto la visita in città di Pio IX che incoronò la Madonna di San Luca in San Pietro e partecipò sia alla processione del “corpus Domini” che alle feste del Santo.Erano gli ultimi mesi di una Bologna papalina (dopo oltre un millennio!), infatti ai nuovi vescovi F.M. Guidi, C.L. Morichini e L.M. Parocchi (periodo 1863-1882) non fu concesso di insediarsi, in mancanza dell’approvazione regia, ciò che ebbe solo il nuovo cardinale F. Battaglini, il quale poté abbandonare il Seminario e insediarsi si nuovo nella sede arcivescovile.
La Chiesa ha avuto nella sua storia diversi momenti critici, ma penso che i più difficili siano stati tre, tutti e tre accaduti nel giro di tre secoli: la scissione luterana, la bufera napoleonica e il disfacimento dello Stato Pontificio. Ciò non impedì alla Chiesa bolognese di continuare la sua frenetica attività: nacque la “Società di San Vincenzo, per l’assistenza ai poveri,le scuole notturne per i figli del popolo,“l’Istituto per i sordomuti” di don Giuseppe e don Cesare Gualandi, preti fratelli, nel 1872. Poi la “Congregazione delle minime dell’Addolorata”, fondata da suor Clelia Barbieri (santa dal 1989) per il soccorso ai bisognosi. I fedeli bolognesi ressero bene l’urto dell’ondata laica e liberale dovuta alla nuova situazione: Nel 1868 il conte Giovanni Acquaderni fondò la “Società della gioventù cattolica italiana” (l’attuale Azione Cattolica), il quotidiano “l’Avvenire d’Italia” e, nel 1896, il “Piccolo credito romagnolo”. Il cardinale Svampa incoraggiò il movimento democratico cristiano, la fondazione delle “Casse Rurali”, la società “Mutuo Soccorso”, l’assistenza agli emigrati e l’inserimento dei cattolici nel nuovo contesto sociale, in controtendenza al volere di Pio IX che aveva vietato ai cattolici d’interessarsi alla politica! A Svampa si deve anche la chiesa del Sacro Cuore (1901-1912), poi affidata ai Salesiani (1930), dove fu sepolto. Il 28/05/1904 egli aveva reso omaggio alla visita di re Vittorio Emanuele III° a Bologna, gesto di grande importanza, anche se da alcuni criticato. Il suo successore card. Giacomo della Chiesa, fu poi il papa della Grande Guerra col nome di Benedetto XV, ma prima di salire al soglio aveva eletto suo successore il card.Gusmini che si sobbarcò i gravi sconvolgimenti morali e politici del dopoguerra. Venne poi il lungo episcopato di Nasalli Rocca (30 anni) che vide il nascere e il tramontare del fascismo, gli accordi Stato-Chiesa e la disastrosa Seconda Guerra Mondiale, ebbe tuttavia modo di dare impulso a molte opere, tra le quali il nuovo Seminario (1932) e numerose visite pastorali. Durante la guerra si adoperò per aiutare profughi e diseredati e per ottenere la dichiarazione di “Bologna città aperta”, ciò che impedì la distruzione del Santuario di San Luca. Nel 1945 fu vigile del trapasso incruento tra l’occupazione tedesca e il governo alleato. Non fu un periodo facile: durante la guerra (1944) morirono 11 ecclesiastici e altri 8 furono assassinati a causa di odio e vendette in tempo di pace (1945-46). Ben 159 furono le chiese danneggiate, delle quali 40 completamente distrutte e Nasalli Rocca si occupò della loro ricostruzione, come anche del Secondo Congresso Eucaristico Diocesano (1947), del XV centenario della morte di San Petronio (1948) e dell’Anno Santo (1950).
Gli succedette Giacomo Lercaro, giudicato “attivo ed effervescente”! Creò la “Pro civitate cristiana” (1954), fece costruire circa 90 nuove chiese, creò il “Carnevale dei ragazzi”, i “Cortei dei re Magi”, i “Presepi viventi”,i “Concorsi teatrali diocesani” e il “Centro di addestramento professionale” per i lavoratori in Piazza Trento e Trieste. Rilanciò la presenza dei cattolici nella Bologna comunista, diede impulso alla architettura sacra (chiesa di Riola di Alvar Aalto) e al rinnovamento della liturgia.
Celebrò 5 “Piccoli Sinodi”, diede vita ai “Congressi Diocesani” (1957-67), istituì la prima “Casa della carità”, ebbe importante ruolo nel Concilio Vaticano II e si ritirò dalla carica nel 1968. Il card. Poma, già coordinatore e successore designato di Lercaro, gli succedette nel 1968 e dovette affrontare i difficili anni ’70, travagliati a Bologna dai gruppuscoli di extraparlamentari di estrema sinistra, ma egli fu tanto fermo da organizzare la conclusione del Congresso Eucaristico del 1977 nello stesso giorno dell’adunata degli autonomi di “Lotta continua”! Nel 1969 era stato nominato presidente della C.E.I. Erano gli anni di don Olinto Marella, straordinaria figura di “padre dei poveri” che fondò la “Città dei ragazzi”, mentre Poma istituì la seconda “Casa della carità” (1974), la “mensa della fraternità” (1977), la “Caritas diocesana” (1977) e nel 1973 aveva fondato in Tanzania la Missione della Chiesa Bolognese, tuttora molto attiva. Durante il suo episcopato ebbe grande risonanza la visita di Giovanni Paolo II (1982). Si ritirò nel 1983 e restò a Bologna, dove morì nel 1985.
Brevissimo fu il mandato di Enrico Manfredini, improvvisamente scomparso. Gli succedette il card.Biffi, milanese, che fu vescovo per 20 anni, ma non particolarmente amato dai bolognesi. Forse perché esordì chiamando gli emiliani “popolo sazio e disperato” (dunque non è stato Cofferati il primo lombardo a esordire con un giudizio negativo su un popolo che nemmeno conosceva!),forse perché proponeva una “nuova evangelizzazione” della capitale comunista-consumista o per i rimproveri a un certo tipo di donna(“squallida Eva moderna”),o per la sua opposizione ad aborto e divorzio o per i richiami alla denatalità, al “salutismo ansioso” e al “disperato estetismo”.
Si scagliò contro i valori del Risorgimento (“contrario alla cultura italiana”) e della Rivoluzione francese (“vera strage di Stato”). Insomma questo milanese che amava parlare chiaro come “il suo concittadino Sant’Ambrogio”, per i bolognesi forse parlò…un po’ troppo chiaro o semplicemente un po’ troppo!
Nel 2004 fu eletto Carlo Caffarra da Sambuceto di Busseto, attualmente in carica, del quale non so nulla, se non, da parte di chi lo ha incontrato, che è uomo molto affabile, cioè in linea con la maggior parte dei suoi predecessori. Secondo i miei dati è il 119° vescovo di Bologna, anche se un articolo del Resto del Carlino lo dà per il 114°!
ELENCO DEI VESCOVI DI BOLOGNA-ORDINE CRONOLOGICO
N. TIT. NOME ORIGINE DATE NOTE
VESCOVI
1 San Zama Probabilm.africano 313 ? Protovescovo
2 San Faustino o Faustiniano 342 ?
3 Domiziano
4 Gioviano
5 San Eusebio 370 ?
6 Eustasio 390 ?
7 San Felice Milanese 397 431 Dipendenza da Milano fino al 535
8 San Petronio forse milanese 431 450 Patrono dell'Arcidiocesi
9 Marcello
10 San Partenio o Paterniano
11 Giuliano I
12 Geronzio
13 San Teodoro I
14 Lussorio
15 San Tertulliano
16 San Giocondo 496 ?
17 Teodoro II
18 Clemente
19 Pietro I
20 Germano 535 - 727 dipendenza da Ravenna
21 Costantino (ca. due secoli: periodo Bizantino)
22 Giuliano II
23 Adeodato
24 Giustiniano
25 Luminoso 649 ?
26 Donno
27 Vittore I 680 ?
28 Eliseo
29 Gaudenzio
30 Clausino
31 Barbato 736 744 727-Conq. longobarda (Liutprando)
32 Romano 752 756
33 Pietro II 786 ?
34 Vitale 801 ?
35 Martino I
36 Teodoro III 814 825
37 Cristoforo 827 ?
38 Martino II
39 Pietro III
40 Orso
41 Giovanni I 880 881
42 Severo 884 898
43 Pietro IV 905 ?
44 Giovanni II
45 Alberto 955 983
46 Giovanni III 997 1007
47 Frogerio 1019 1028
48 Alfredo 1031 1055
49 Lamberto 1062 1074
50 Gerardo I 1079 1089 Vescovi scismatici Sigifredo-Pietro
51 Bernardo 1096 1104 imposti dall'Imperatore
52 Vittore II 1108 1129
53 Enrico I 1130 1145 (Papa Lucio II, bolognese-1144/45)
54 Gerardo Grassi di Bologna 1148 1165 Scisma. Samuele (dal Barbarossa)
55 Giovanni IV ?? 1169 1187
56 Gerardo di Gisla ?? 1187 1198
57 Gerardo Ariosti di Bologna 1198 1213
58 Enrico della Fratta di Bologna 1213 1240
Ottaviano I Ubaldini di Firenze 1240 1244 Amministratore (non vescovo)
59 Fra' Giacomo Boncambi di Bologna 1244 1260
60 Ottaviano II Ubaldini di Firenze 1263 1295
61 Schiatta Ubaldini di Firenze 1295 1298
62 Fra' Giovanni Savelli di Roma 1299 1302 1301-Petronio proclamato patrono
63 Uberto Avvocati di Piacenza 1302 1322
64 Arnaldo Sabatier di Cahors 1322 1330 Primo straniero
65 Stefano Agonet di Narbonne 1331 1332
66 Bertrando de Fumel di Francia 1339 1339
67 Beltramino Parravicini di Milano 1340 1350
68 Giovanni di Naso di Gallarate 1352 1360
69 Almerico Cathy di Limoges 1361 1371
70 Bernardo di Bonnevalle (francese?) 1371 1378 Ultimo straniero
71 Filippo Carafa di Napoli 1378 1389
72 Cosma de' Migliorati di Sulmona 1389 1390 poi Papa Innocenzo VII
73 Rolando da Imola di Imola 1390 1390 Domenicano
74 Bartolomeo Raimondi di Bologna 1392 1406 Benedettino
75 Antonio Correr di Venezia 1407 1408
76 Giovanni di Michele di Bologna 1412 1417 Benedettino
77 Beat Nicolò Albergati di Bologna 1417 1443 Certosino (1433-Disc. Mad.S.Luca)
78 Ludovico Trevisano di Venezia 1443 1444 (oppure LudovicoScarampi)
79 Nicolò Zanolini di Bologna 1444 1444
80 Tomaso Parentucelli di Sarzana 1444 1447 poi Papa Niccolò V (umanista-mec.)
81 Giovanni del Poggio di Bologna 1447 1447
82 Filippo Calandrini di Sarzana 1447 1475
Francesco Gonzaga di Mantova 1476 1483 Amministratore (non vescovo)
83 Giuliano della Rovere di Albissola 1483 1502 poi Papa Giulio II (core et animo grande)
84 Giovanni Stefano Ferrer di Biella 1502 1510
85 Francesco Alidosi di Castel del Rio 1510 1511
86 Achille Grassi di Bologna 1512 1523
87 Lorenzo Campeggi di Bologna 1524 1539 Mons.Agostin Zanetti-vicario,ausili.
88 Alessandro Campeggi di Bologna 1541 1553
89 Giovanni Campeggi di Bologna 1553 1563
90 Ranuccio Farnese di Roma 1564 1565
ARCIVESCOVI E CARDINALI dal 1582 Sede Arcivesc-Mertropol.
91 Gabriele Paleotti di Bologna 1566 1597 (Gregorio XIII,bolognese 1571-85)
92 Alfonso Paleotti di Bologna 1597 1610 (Innocenzo IX, bol., Papa nel 1571)
93 Scipio Borghese Caffarelli di Roma 1610 1612
94 Alessandro Ludovisi di Bologna 1612 1621 poi Papa Gregorio XV (col nipote)
95 Ludovico Ludovisi di Bologna 1621 1632 Cardinale nipote, fondò Prop. Fide
96 Girolamo Colonna di Roma 1632 1644
97 Nicolò Albergati Ludovisi di Bologna 1646 1651
98 Girolamo Boncompagni di Sora 1651 1684
99 Angelo Ranuzzi di Bologna 1688 1689
100 Giacomo Boncompagni di Sora 1690 1731
101 Prospero Lambertini di Bologna 1731 1754 poi Papa Benedetto XIV (erudito)
102 Vincenzo MalvezziBonfioli di Bologna 1754 1775
103 Andrea Gioannetti di Bologna 1778 1800 Camaldolese
104 Carlo Oppizzoni di Milano 1802 1855 eletto col beneplacito di Napoleone
105 Michele Viale Prelà della Corsica 1856 1860
106 Filippo Maria Guidi di Bologna 1863 1871 Dmenicano
107 Carlo Luigi Morichini di Roma 1871 1877 I card. Guidi, Morichini e Parrocchi
108 Lucido Maria Parocchi di Mantova 1877 1882 dovettero risiedere in Seminario in
109 Francesco Battaglini di Bologna 1882 1892 approvazione per l’ insediamento.
110 Serafino Vannutelli di Genzano Rom. 1893 1893
111 Domenico Svampa di Monegranaro 1894 1907
112 Giacomo della Chiesa di Genova 1908 1914 poi Papa Benedetto XV (I guerra M)
113 Giorgio Gusmini di Bergamo 1914 1921
114 Gio.Battista Nasalli Rocca di Corneliano (PC) 1922 1952
115 Giacomo Lercaro di Genova 1952 1968
116 Antonio Poma di Pavia 1968 1983
117 Enrico Manfredini di Suzzara (MN) 1983 1983
118 Giacomo Biffi di Milano 1984 2004
119 Carlo Caffarra di Busseto (PR) 2004
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- che dal primo (Zama) a quello attuale (Carlo Caffarra) sono stati finora 119.
- che, nello stesso periodo di tempo, i Papi sono stati quasi il doppio (230), ma forse perché i vescovi, essendo più giovani dei Papi, vivono più a lungo!
- 24 di essi (su circa 65, da quando cioè si hanno notizie) erano bolognesi.
- dei primi 55 circa conosciamo soltanto il nome e, sporadicamente, qualche data, ma non esistono molte altre notizie.
- almeno 5 di essi, tra il 1322 e il 1378 da Sabatier a Bonneville (forse), furono stranieri, precisamente francesi, e il periodo corrisponde più o meno a quello dei Papi ad Avignone.
- 9 (dei primi 16) sono stati fatti santi e, in seguito, un solo beato.
- oltre ai 119 prelati, figurano due “amministratori”, perciò non vescovi.
- all’87° vescovo Campeggi fu affiancato mons. Zanetti come vicario ausiliare
- vescovi scismatici, imposti dall’Imperatore (come gli Antipapi) furono Pietro e Sigifredo,contemporaneamente a Gerardo I e Bernardo (1079-1104) e Samuele imposto dal Barbarossa e contrapposto a Gerardo Grassi (1148-1165).
- 6 di essi, tra il 1405 e il 1920 circa, dopo essere stati vescovi di Bologna, salirono al soglio di Pietro: Innocenzo VII, Niccolò V, Giulio II, Gregorio XV, Benedetto XIV (il cardinale Lambertini che fu contemporaneamente vescovo di Bologna e Papa dal 1740 al 1754) e Benedetto XV.
Come sempre accade, anche per i nostri vescovi i primi tempi sono alquanto nebulosi, poiché le rare notizie storiche si confondono con la leggenda. Tuttavia pare che Zama fosse d’origine africana e che si insediasse lo stesso anno nel quale Costantino emanò il suo famoso Editto che sanciva libertà di culto ai cristiani. Il fatto che 9 sui primi 16 siano stati dichiarati santi, dipende forse dal fatto che a quei tempi la pratica era più usata: la stessa cosa accadde anche per i Papi. L’ottavo vescovo, Petronio è quello che è considerato il più importante: fondatore delle chiese di Santo Stefano e di San Giovanni in Monte (che avrebbe costruito a ricordo dei templi da lui stesso visti a Gerusalemme) e della prima cinta muraria, ma quasi certamente nessuna di queste cose è vera! E non è vero nemmeno che egli fosse d’origine orientale: era stato probabilmente in Oriente e probabilmente si trovava a Roma quando l’inviato bolognese si recò dal Papa a chiedere un vescovo che potesse rimpiazzare Felice, ma Petronio era probabilmente milanese, come lo era Felice stesso, anche perché la diocesi di Bologna dipendeva allora dalla sede metropolitana della Milano di Sant’Ambrogio. In ogni caso il nostro Petronio divenne patrono di Bologna, le sue reliquie, più volte spostate, sono sempre state venerate, su di lui si è scritto molto e, personalmente, credo che ben poco sia storicamente attendibile, in quanto la maggior parte delle notizie furono scritte da un oscuro fraticello dopo secoli dalla sua morte.
Ma a noi piace pensare che sia tutto vero…almeno, quasi tutto!
Il rapporto tra Bologna e la Chiesa è sempre stato ambiguo: nella sua condizione di seconda più grande città dello Stato pontificio (dopo Roma), Bologna ha avuto un lungo rapporto di fedeltà verso la Chiesa e i Papi; città da sempre guelfa ha fatto parte dello stato della Chiesa dai tempi di Pipino il Breve fino all’Unità d’Italia, con solo brevi interruzioni. Contemporaneamente, nella sua condizione di città di frontiera, ha dimostrato parecchie insofferenze e turbolenze e, per lo stesso motivo, anche la Chiesa è stata talvolta dura e repressiva, più che con altre città. Due caratteristiche opposte che la città mantiene anche oggi: da un lato è una delle città più “rosse” ed anticlericali d’Italia, dall’altro riesce a riempire tutte le sue numerose chiese alle messe della domenica mattina ed ha prodotto la più strana specie umana di gente di sinistra, atea e povera in ogni Paese del mondo, ma che a Bologna è spesso cattolica e ricca! Per questo ribadisco che i due atteggiamenti continuano a convivere.
È un amore-odio che dura ormai da 18 secoli, dagli albori del IV, quando le ultime persecuzioni di Diocleziano portarono al martirio di Vitale ed Agricola (303/305) e quando (313) Costantino concesse libertà di culto ai cristiani e Bologna si diede il suo primo vescovo Zama. Ciò tuttavia non impedì il martirio del soldato romano Procolo (V sec.). Nel 393 ebbe molta importanza la visita in città di Sant’Ambrogio il quale venne per riesumare i resti di Agricola dal cimitero ebraico in cui era sepolto. Una trentina d’anni dopo fu lo splendido periodo di San Petronio, il quale però fu proclamato patrono quasi un millennio più tardi (1301) quando Giovanni Savelli era vescovo e Bonifacio VIII papa, poco prima dell’esilio avignonese. I suoi resti si trovano in Santo Stefano, tranne la testa che fu traslata in San Petronio per volontà di papa Benedetto XIV Lambertini (1743). Nel V secolo la residenza vescovile era nel luogo dove ora c’è il duomo di San Pietro con l’annesso Battistero, fondamentale per l’iniziazione religiosa dei bolognesi. Nei pressi sorse anche un Ospizio per i poveri e un Collegio per i religiosi. Dal 535(ultimo anno della dipendenza della Chiesa bolognese da Milano) al 727 (anno della conquista di Bologna del re longobardo Liutprando), la chiesa, in pieno periodo bizantino, fu sottoposta a quella di Ravenna, la quale assunse il nostro Santo Vitale, mentre il suo vescovo Sant’Apollinare ebbe qualche cultore anche da noi. Dopo il 727, quando fu costruita la famosa “addizionale longobarda” proprio come baluardo difensivo contro i bizantini ravennati, Liutprando si insediò in Santo Stefano, dove ora si può ammirare il cosiddetto “Catino di Pilato”, ciò che ci dimostra almeno due cose: 1) che “pilato” è corruzione di “palatii” (= del palazzo) e non c’entra affatto con Ponzio Pilato, il quale visse sette secoli prima 2) che esso fu scolpito almeno 10 anni dopo, poiché nell’iscrizione, accanto a Liutprando e Ilprando si legge il nome del vescovo Barbato, il quale nel 727 non era ancora in carica. Bologna dimostrò la sua fedeltà alla Chiesa, stando sempre dalla sua parte nelle lotte per le Investiture, contro l’Impero, nonostante i vescovi scismatici che esso le impose (due nel periodo 1079-1096 e ancora uno dal Barbarossa nel 1161-1164). Poco dopo la morte di Matilde di Canossa (1115) sorse il Comune di Bologna (1116-1123) i cui vescovi si allinearono sulle posizioni dei comuni guelfi italiani filo-papalini. Pochissimi anni prima erano sorte le prime torri (circa 1009).
L’importanza della Chiesa si evince anche dal fatto che, dietro autorizzazione di Papa
Onorio III, le autorità ecclesiastiche presiedevano al conferimento delle lauree universitarie (cerimonie tenute in Cattedrale)e questo dai primi del 1200 fino al 1798!
Nei sec. XII e XIII vennero dati in enfiteusi i possedimenti della bassa pianura a gruppi di famiglie, ciò che diede origine alle famose “partecipanze” in vigore ancora oggi (famosa quella cosiddetta di Matilde di Canossa a San Giovanni in Persiceto).
Ancora prima, nel X secolo, ebbero molta importanza i Benedettini, i quali, venuti in città, diedero impulso alla vita religiosa e culturale, dal momento che l’Università richiamava studenti da tutta Europa. Nel XII secolo sorsero anche monasteri per le suore benedettine, seguirono i monaci fedeli a Sant’Agostino e si ebbero forme di vita eremitica maschile e femminile: fino a pochi anni fa era visitabile, in un punto impervio del Monte delle Formiche, l’antro di un eremita.
Nel 1390 ebbe inizio la costruzione di San Petronio, cattedrale voluta dal Comune in contrapposizione a San Pietro, voluto dalla Chiesa, ciò ad ulteriore dimostrazione del contraddittorio contrasto tra le due autorità, pur nell’ambito della fede cristiana!
Bologna venerò da sempre la Madonna: già nel VI secolo esisteva una basilica a lei dedicata, nel XII secolo la Madonna del Monte sorse sull’Osservanza e nel 1193 un eremo sul colle della Guardia, voluto da verta Angelica bolognese, ne custodì una immagine fino al 1799.Nel 1433 l’allora vescovo,il beato Nicola Albergati, certosino, stabilì che ogni anno la Madonna di San Luca scendesse in città, poiché si credette che essa aveva scongiurato una calamità devastante, dovuta a piogge torrenziali. L’Albergati diede inizio anche al rinnovamento della vita ecclesiale, ormai superata.
Nel 1131 un furioso incendio distrusse San Pietro, che fu ricostruita e di nuovo consacrata nel 1184, col battistero distaccato, col campanile rotondo inglobato in uno quadrato e con la famosa “porta dei leoni”. Lo sfortunato Duomo sarebbe poi crollato di nuovo nella seconda metà del’500, a causa di calcoli sbagliati dall’architetto Tibaldi o di ordini sbagliati del cardinale Paleotti (la responsabilità a tutt’oggi non è ancora stata accertata!): fu ricostruito nello stile attuale, gli fu incredibilmente negato un sagrato che l’avrebbe valorizzato notevolmente (nonostante che papa Lambertini, due secoli dopo, lo avesse fortemente voluto!) e fu probabilmente allora che la sede dei vescovi si spostò, essendo Bologna diventata Sede Arcivescovile nel 1582, per volere di papa Gregorio XIII Boncompagni. I lavori, iniziati nel 1575, si protrassero poi fino al 1754 e, tra il 1578 e il 1586, furono traslate in San Pietro alcune reliquie dei protomartiri Vitale e Agricola e dei protovescovi Zama e Faustino.
Nel 1200 la città ospitò diversi nuovi ordini religiosi: nel 1220 i domenicani(qui morì San Domenico di Guzman nel 1221), nel 1235 i francescani (San Francesco d’Assisi qui aveva predicato con successo alcuni anni prima), nel 1261 i serviti (fedeli a Maria dei Servi), nel 1263 i carmelitani e nel 1267 gli eremitani. La beata Diana degli Andalò fondò il primo monastero domenicano femminile, ma in seguito, e per secoli, fu tutto un fiorire di iniziative laiche con lo scopo di assistere pellegrini, poveri, viandanti e forestieri (suor Dolce, in via Falegnami, aprì un ospizio per fanciulli abbandonati, per poveri e infermi). Santa Caterina de’ Vigri, nel 1456, rinnovò il modello di vita del suo ordine del Corpus Domini. Nel 1530 fu incoronato a Bologna Carlo V, uno degli imperatori più importanti della storia, da papa Clemente VII.
Nel 1542 lo stesso papa indisse il Concilio di Trento per tentare di ricomporre l’unità della Chiesa e, nel 1547, Bologna ne ospitò alcune sedute che furono di scarsa importanza, poiché decisero … ciò che il beato Albergati e Caterina de’Vigri avevano già portato alle loro istituzioni! Ma anche il vescovo ausiliare Agostin Zanetti aveva già avviato una severa opera di restaurazione disciplinare ed istituito le Costituzioni Sinodali (1535), segno che già prima del Concilio qualcuno aveva sentito il bisogno di moralizzare la chiesa (o aveva intuito il pericolo di Lutero!). Nel lungo periodo del cardinale Paleotti (31 anni) si misero in opera le deliberazioni del Concilio (alcune delle quali tanto nefaste che avrebbero portato all’Inquisizione!), tuttavia l’ambiente ritrovò fede ed entusiasmo e la chiesa bolognese passò di grado diventando sede arcivescovile. E continuavano a sorgere iniziative: il “Magistero della Concordia” per sostenere i meno abbienti (1574), la “Compagnia dei Poveri” (1577) e la “Compagnia del SS. Sacramento” che diede vita alla processione del Corpus Domini, alla Decennale Eucaristica da cui gli Addobbi.E ancora la città vide fiorire vari altri ordini religiosi: i Gesuiti, i Barnabiti, i Cappuccini, gli Oratoriali, i Teatini e anche diversi conventi femminili, per accogliere le giovani di nobili famiglie, avviate (spesso obtorto collo) alla vita monastica, per non dover sborsare le pesanti cifre delle doti! Il “Monte del Matrimonio” fu istituito proprio per fare la dote alle ragazze meno abbienti, tramite prestiti a basso interesse. Tra il 1674 e il 1714 fu costruito il lungo portico di San Luca col contributo di tutti i cittadini. Il Settecento fu un secolo difficile per Bologna e si dovette all’opera del più grande papa di quel secolo, Benedetto XIV Lambertini, che fu insieme vescovo e papa, il mantenimento degli equilibri. Sotto di lui fu completato San Pietro e anche San Luca, la cui costruzione andò dal 1723 al 1765, quando fu consacrata dal suo successore cardinale Malvezzi.
Il ‘700 vide il sorgere di varie iniziative: don Giulio Cesare Canali, parroco di S.Isaia, dal 1731 al 1740 varò la “Congregazione della Carità”, per i più indigenti, e “l’Ospedale degli abbandonati”, per coloro che erano privi di sussidio. Il sacerdote don Bartolomeo del Monte, oggi beatificato, mantenne vivo il dialogo tra la Chiesa e i filosofi illuministi. Un grosso colpo la Chiesa bolognese lo ebbe, a partire dal 1799, da Napoleone il quale soppresse vari ordini religiosi, confiscò le loro proprietà (oltre che rubare molte opere d’arte dalle chiese), ridusse le manifestazioni religiose e destinò ad altri usi almeno 700 tra chiese e conventi! In quello stesso anno passò da Bologna Papa Pio VI il quale fu portato prigioniero in Francia, dove morì dopo poco.
Molti preti furono giustiziati perché considerati istigatori della ribellione dai francesi. Tra l’altro, morto il cardinale Gioannetti nel 1800, la sede episcopale restò vacante per quasi tre anni, prima che fosse eletto Carlo Opizzoni (1803), inizialmente col beneplacito di Napoleone, poi però caduto in disgrazia per non aver avallato le sue seconde nozze e per non aver accettato la prigionia del nuovo papa in Francia, così fu esautorato e portato lui stesso prigioniero in Francia, da dove ritornò quando cadde il dittatore francese (1814). Tornato a Bologna si diede molto da fare per ripristinare il più possibile di quanto eliminato da Napoleone e mori nel 1855, pianto dai fedeli, dopo l’episcopato più lungo in assoluto (52 anni), durante il quale, oltre alla bufera francese, visse i primi moti rivoluzionari (1831) e la rivolta austriaca (1848).
Durante il mandato del suo successore, il corso Viale Prelà, ebbe risalto la visita in città di Pio IX che incoronò la Madonna di San Luca in San Pietro e partecipò sia alla processione del “corpus Domini” che alle feste del Santo.Erano gli ultimi mesi di una Bologna papalina (dopo oltre un millennio!), infatti ai nuovi vescovi F.M. Guidi, C.L. Morichini e L.M. Parocchi (periodo 1863-1882) non fu concesso di insediarsi, in mancanza dell’approvazione regia, ciò che ebbe solo il nuovo cardinale F. Battaglini, il quale poté abbandonare il Seminario e insediarsi si nuovo nella sede arcivescovile.
La Chiesa ha avuto nella sua storia diversi momenti critici, ma penso che i più difficili siano stati tre, tutti e tre accaduti nel giro di tre secoli: la scissione luterana, la bufera napoleonica e il disfacimento dello Stato Pontificio. Ciò non impedì alla Chiesa bolognese di continuare la sua frenetica attività: nacque la “Società di San Vincenzo, per l’assistenza ai poveri,le scuole notturne per i figli del popolo,“l’Istituto per i sordomuti” di don Giuseppe e don Cesare Gualandi, preti fratelli, nel 1872. Poi la “Congregazione delle minime dell’Addolorata”, fondata da suor Clelia Barbieri (santa dal 1989) per il soccorso ai bisognosi. I fedeli bolognesi ressero bene l’urto dell’ondata laica e liberale dovuta alla nuova situazione: Nel 1868 il conte Giovanni Acquaderni fondò la “Società della gioventù cattolica italiana” (l’attuale Azione Cattolica), il quotidiano “l’Avvenire d’Italia” e, nel 1896, il “Piccolo credito romagnolo”. Il cardinale Svampa incoraggiò il movimento democratico cristiano, la fondazione delle “Casse Rurali”, la società “Mutuo Soccorso”, l’assistenza agli emigrati e l’inserimento dei cattolici nel nuovo contesto sociale, in controtendenza al volere di Pio IX che aveva vietato ai cattolici d’interessarsi alla politica! A Svampa si deve anche la chiesa del Sacro Cuore (1901-1912), poi affidata ai Salesiani (1930), dove fu sepolto. Il 28/05/1904 egli aveva reso omaggio alla visita di re Vittorio Emanuele III° a Bologna, gesto di grande importanza, anche se da alcuni criticato. Il suo successore card. Giacomo della Chiesa, fu poi il papa della Grande Guerra col nome di Benedetto XV, ma prima di salire al soglio aveva eletto suo successore il card.Gusmini che si sobbarcò i gravi sconvolgimenti morali e politici del dopoguerra. Venne poi il lungo episcopato di Nasalli Rocca (30 anni) che vide il nascere e il tramontare del fascismo, gli accordi Stato-Chiesa e la disastrosa Seconda Guerra Mondiale, ebbe tuttavia modo di dare impulso a molte opere, tra le quali il nuovo Seminario (1932) e numerose visite pastorali. Durante la guerra si adoperò per aiutare profughi e diseredati e per ottenere la dichiarazione di “Bologna città aperta”, ciò che impedì la distruzione del Santuario di San Luca. Nel 1945 fu vigile del trapasso incruento tra l’occupazione tedesca e il governo alleato. Non fu un periodo facile: durante la guerra (1944) morirono 11 ecclesiastici e altri 8 furono assassinati a causa di odio e vendette in tempo di pace (1945-46). Ben 159 furono le chiese danneggiate, delle quali 40 completamente distrutte e Nasalli Rocca si occupò della loro ricostruzione, come anche del Secondo Congresso Eucaristico Diocesano (1947), del XV centenario della morte di San Petronio (1948) e dell’Anno Santo (1950).
Gli succedette Giacomo Lercaro, giudicato “attivo ed effervescente”! Creò la “Pro civitate cristiana” (1954), fece costruire circa 90 nuove chiese, creò il “Carnevale dei ragazzi”, i “Cortei dei re Magi”, i “Presepi viventi”,i “Concorsi teatrali diocesani” e il “Centro di addestramento professionale” per i lavoratori in Piazza Trento e Trieste. Rilanciò la presenza dei cattolici nella Bologna comunista, diede impulso alla architettura sacra (chiesa di Riola di Alvar Aalto) e al rinnovamento della liturgia.
Celebrò 5 “Piccoli Sinodi”, diede vita ai “Congressi Diocesani” (1957-67), istituì la prima “Casa della carità”, ebbe importante ruolo nel Concilio Vaticano II e si ritirò dalla carica nel 1968. Il card. Poma, già coordinatore e successore designato di Lercaro, gli succedette nel 1968 e dovette affrontare i difficili anni ’70, travagliati a Bologna dai gruppuscoli di extraparlamentari di estrema sinistra, ma egli fu tanto fermo da organizzare la conclusione del Congresso Eucaristico del 1977 nello stesso giorno dell’adunata degli autonomi di “Lotta continua”! Nel 1969 era stato nominato presidente della C.E.I. Erano gli anni di don Olinto Marella, straordinaria figura di “padre dei poveri” che fondò la “Città dei ragazzi”, mentre Poma istituì la seconda “Casa della carità” (1974), la “mensa della fraternità” (1977), la “Caritas diocesana” (1977) e nel 1973 aveva fondato in Tanzania la Missione della Chiesa Bolognese, tuttora molto attiva. Durante il suo episcopato ebbe grande risonanza la visita di Giovanni Paolo II (1982). Si ritirò nel 1983 e restò a Bologna, dove morì nel 1985.
Brevissimo fu il mandato di Enrico Manfredini, improvvisamente scomparso. Gli succedette il card.Biffi, milanese, che fu vescovo per 20 anni, ma non particolarmente amato dai bolognesi. Forse perché esordì chiamando gli emiliani “popolo sazio e disperato” (dunque non è stato Cofferati il primo lombardo a esordire con un giudizio negativo su un popolo che nemmeno conosceva!),forse perché proponeva una “nuova evangelizzazione” della capitale comunista-consumista o per i rimproveri a un certo tipo di donna(“squallida Eva moderna”),o per la sua opposizione ad aborto e divorzio o per i richiami alla denatalità, al “salutismo ansioso” e al “disperato estetismo”.
Si scagliò contro i valori del Risorgimento (“contrario alla cultura italiana”) e della Rivoluzione francese (“vera strage di Stato”). Insomma questo milanese che amava parlare chiaro come “il suo concittadino Sant’Ambrogio”, per i bolognesi forse parlò…un po’ troppo chiaro o semplicemente un po’ troppo!
Nel 2004 fu eletto Carlo Caffarra da Sambuceto di Busseto, attualmente in carica, del quale non so nulla, se non, da parte di chi lo ha incontrato, che è uomo molto affabile, cioè in linea con la maggior parte dei suoi predecessori. Secondo i miei dati è il 119° vescovo di Bologna, anche se un articolo del Resto del Carlino lo dà per il 114°!
ELENCO DEI VESCOVI DI BOLOGNA-ORDINE CRONOLOGICO
N. TIT. NOME ORIGINE DATE NOTE
VESCOVI
1 San Zama Probabilm.africano 313 ? Protovescovo
2 San Faustino o Faustiniano 342 ?
3 Domiziano
4 Gioviano
5 San Eusebio 370 ?
6 Eustasio 390 ?
7 San Felice Milanese 397 431 Dipendenza da Milano fino al 535
8 San Petronio forse milanese 431 450 Patrono dell'Arcidiocesi
9 Marcello
10 San Partenio o Paterniano
11 Giuliano I
12 Geronzio
13 San Teodoro I
14 Lussorio
15 San Tertulliano
16 San Giocondo 496 ?
17 Teodoro II
18 Clemente
19 Pietro I
20 Germano 535 - 727 dipendenza da Ravenna
21 Costantino (ca. due secoli: periodo Bizantino)
22 Giuliano II
23 Adeodato
24 Giustiniano
25 Luminoso 649 ?
26 Donno
27 Vittore I 680 ?
28 Eliseo
29 Gaudenzio
30 Clausino
31 Barbato 736 744 727-Conq. longobarda (Liutprando)
32 Romano 752 756
33 Pietro II 786 ?
34 Vitale 801 ?
35 Martino I
36 Teodoro III 814 825
37 Cristoforo 827 ?
38 Martino II
39 Pietro III
40 Orso
41 Giovanni I 880 881
42 Severo 884 898
43 Pietro IV 905 ?
44 Giovanni II
45 Alberto 955 983
46 Giovanni III 997 1007
47 Frogerio 1019 1028
48 Alfredo 1031 1055
49 Lamberto 1062 1074
50 Gerardo I 1079 1089 Vescovi scismatici Sigifredo-Pietro
51 Bernardo 1096 1104 imposti dall'Imperatore
52 Vittore II 1108 1129
53 Enrico I 1130 1145 (Papa Lucio II, bolognese-1144/45)
54 Gerardo Grassi di Bologna 1148 1165 Scisma. Samuele (dal Barbarossa)
55 Giovanni IV ?? 1169 1187
56 Gerardo di Gisla ?? 1187 1198
57 Gerardo Ariosti di Bologna 1198 1213
58 Enrico della Fratta di Bologna 1213 1240
Ottaviano I Ubaldini di Firenze 1240 1244 Amministratore (non vescovo)
59 Fra' Giacomo Boncambi di Bologna 1244 1260
60 Ottaviano II Ubaldini di Firenze 1263 1295
61 Schiatta Ubaldini di Firenze 1295 1298
62 Fra' Giovanni Savelli di Roma 1299 1302 1301-Petronio proclamato patrono
63 Uberto Avvocati di Piacenza 1302 1322
64 Arnaldo Sabatier di Cahors 1322 1330 Primo straniero
65 Stefano Agonet di Narbonne 1331 1332
66 Bertrando de Fumel di Francia 1339 1339
67 Beltramino Parravicini di Milano 1340 1350
68 Giovanni di Naso di Gallarate 1352 1360
69 Almerico Cathy di Limoges 1361 1371
70 Bernardo di Bonnevalle (francese?) 1371 1378 Ultimo straniero
71 Filippo Carafa di Napoli 1378 1389
72 Cosma de' Migliorati di Sulmona 1389 1390 poi Papa Innocenzo VII
73 Rolando da Imola di Imola 1390 1390 Domenicano
74 Bartolomeo Raimondi di Bologna 1392 1406 Benedettino
75 Antonio Correr di Venezia 1407 1408
76 Giovanni di Michele di Bologna 1412 1417 Benedettino
77 Beat Nicolò Albergati di Bologna 1417 1443 Certosino (1433-Disc. Mad.S.Luca)
78 Ludovico Trevisano di Venezia 1443 1444 (oppure LudovicoScarampi)
79 Nicolò Zanolini di Bologna 1444 1444
80 Tomaso Parentucelli di Sarzana 1444 1447 poi Papa Niccolò V (umanista-mec.)
81 Giovanni del Poggio di Bologna 1447 1447
82 Filippo Calandrini di Sarzana 1447 1475
Francesco Gonzaga di Mantova 1476 1483 Amministratore (non vescovo)
83 Giuliano della Rovere di Albissola 1483 1502 poi Papa Giulio II (core et animo grande)
84 Giovanni Stefano Ferrer di Biella 1502 1510
85 Francesco Alidosi di Castel del Rio 1510 1511
86 Achille Grassi di Bologna 1512 1523
87 Lorenzo Campeggi di Bologna 1524 1539 Mons.Agostin Zanetti-vicario,ausili.
88 Alessandro Campeggi di Bologna 1541 1553
89 Giovanni Campeggi di Bologna 1553 1563
90 Ranuccio Farnese di Roma 1564 1565
ARCIVESCOVI E CARDINALI dal 1582 Sede Arcivesc-Mertropol.
91 Gabriele Paleotti di Bologna 1566 1597 (Gregorio XIII,bolognese 1571-85)
92 Alfonso Paleotti di Bologna 1597 1610 (Innocenzo IX, bol., Papa nel 1571)
93 Scipio Borghese Caffarelli di Roma 1610 1612
94 Alessandro Ludovisi di Bologna 1612 1621 poi Papa Gregorio XV (col nipote)
95 Ludovico Ludovisi di Bologna 1621 1632 Cardinale nipote, fondò Prop. Fide
96 Girolamo Colonna di Roma 1632 1644
97 Nicolò Albergati Ludovisi di Bologna 1646 1651
98 Girolamo Boncompagni di Sora 1651 1684
99 Angelo Ranuzzi di Bologna 1688 1689
100 Giacomo Boncompagni di Sora 1690 1731
101 Prospero Lambertini di Bologna 1731 1754 poi Papa Benedetto XIV (erudito)
102 Vincenzo MalvezziBonfioli di Bologna 1754 1775
103 Andrea Gioannetti di Bologna 1778 1800 Camaldolese
104 Carlo Oppizzoni di Milano 1802 1855 eletto col beneplacito di Napoleone
105 Michele Viale Prelà della Corsica 1856 1860
106 Filippo Maria Guidi di Bologna 1863 1871 Dmenicano
107 Carlo Luigi Morichini di Roma 1871 1877 I card. Guidi, Morichini e Parrocchi
108 Lucido Maria Parocchi di Mantova 1877 1882 dovettero risiedere in Seminario in
109 Francesco Battaglini di Bologna 1882 1892 approvazione per l’ insediamento.
110 Serafino Vannutelli di Genzano Rom. 1893 1893
111 Domenico Svampa di Monegranaro 1894 1907
112 Giacomo della Chiesa di Genova 1908 1914 poi Papa Benedetto XV (I guerra M)
113 Giorgio Gusmini di Bergamo 1914 1921
114 Gio.Battista Nasalli Rocca di Corneliano (PC) 1922 1952
115 Giacomo Lercaro di Genova 1952 1968
116 Antonio Poma di Pavia 1968 1983
117 Enrico Manfredini di Suzzara (MN) 1983 1983
118 Giacomo Biffi di Milano 1984 2004
119 Carlo Caffarra di Busseto (PR) 2004
-
Paolo Canè
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