Come l'italiano ha diversi termini per definire una qualsiasi otturazione (chiudere, otturare, occludere, tappare, intasare, serrare e perfino zaffare), anche il bolognese prevede una certa varietà, ma si tratta di parole quasi del tutto diverse! Infatti di simile c'è solo asrèr o srèr (serrare) che è il solo verbo col significato di "chiudere" o "spegnere": srèr l'óss, srèr la bàcca, srèr al rubinàtt, srèr (smurzèr) la lùs ecc. anche se, per facilitare la lettura a prima vista, sarebbe meglio scrivere s'rèr. Direi che questo verbo, largamente in uso, sia quasi il solo che viene usato per ogni chiusura.Se invece passiamo all'idraulica (ma non solo all'idraulica) ci sono altri due curiosi modi per indicare tubi o condotti chiusi, in questo caso "otturati" o "intasati" e cioè stupèr e (a)munìr. Al tùb (al bùs) l'é stupè, al césso l'é amuné oppure muné.
Verbi che vengono talvolta simpaticamente tradotti in italo-bolognese "stopare" e "munire", ma che non hanno nulla a che vedere con i verbi italiani simili "stoppare" (che significa fermare, impedire) e munire (che significa attrezzare, dotare). "Non vedi che quel buco lì è stopato?", "Accidenti, il cesso è munito", sono espressioni che si sentono spesso dire scherzosamente (la seconda mica tanto scherzosamente!) e che farebbero ridere un forestiero o comunque lo lascerebbero perplesso, ma noi ci capiamo benissimo, proprio come per i più volte citati "rusco", "tiro", "ciapino", "spianare (un vestito)", ecc.: tutte parole nostre che tuttavia vengono sovente assimilate anche da forestieri che abitano a Bologna!
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Paolo Canè
Paolo Canè
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