Parola bolognesissima che però sta tramontando insieme agli ultimi petroniani "d.o.c". Ài sàn arivè d'arìsgh! (ci sono arrivato appena, a malapena, per un pelo), quasi come dire "rischiando", però "rischio" e "rischiare" hanno una loro forma diversa: résschi e rischièr. È quindi probabile che il nostro d'arìsgh sia una forma magari esistita anche in italiano, ma ora non più in uso e non sarebbe la prima volta che certe espressioni o parole siano cadute in disuso nella lingua, ma sopravvivano nei dialetti. Anzi. Certa sembrerebbe tuttavia la parentela con "rischio", soprattutto perché in antico si diceva anche "risico" (vedi l'attuale tedesco "Risiko", oltre all'inglese e francese "risk" e "risque"). L'à fàt in tàmp d'arìsgh (ha fatto appena a tempo) pertanto verrebbe a significare "ha fatto in tempo, rischiando di non farcela".
Quanto all'etimologia della parola "rischio", è quasi un rebus, come accade per molte parole la cui origine è misteriosa e controversa, con diverse ipotesi, tutte avallate da eminenti linguisti. Tra le più probabili, c'è l'origine araba "risq" (che indicava prima uno scoglio e poi una tassa), parola poi passata al greco dove aveva il significato di "fortuna", quindi attraverso mutazioni semantiche, arrivò al latino, col significato attuale di "possibilità di eventualità negativa, legata a circostanze non prevedibili".
Tornando al nostro d'arìsgh, il bolognese di oggi preferisce forme analoghe, come apànna, p'run pàil, sé e nà, ecc., tutte forme esistenti anche in lingua.
Occorre inoltre dire che esisterebbe anche un arcaico (a)risghèr (rischiare), ma oggi quasi tutti preferiscono "rischièr". Infine un simpatico modo di dire: ai é vanzè d'arìsgh la t'vàia (è rimasta appena la tovaglia = hanno mangiato tutto)!
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Paolo Canè
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