Cara città mia, dotta, grassa e buona
“intra Lavino ed Idice adagiata”
dolce Paese dove il “sócc’mel” suona
terra natìa più d’ogni altra amata
franca, opulenta, storica Bologna
che pure fosti un giorno condannata
a soffrir tra i “ruffiani” ingiusta gogna
(perché ce l’ha con te Dante non dice:
probabilmente volle far rampogna
poiché gli avean baciato Beatrice,
mentr’egli a rimirar la Garisenda
stava col naso in su, tutto felice!)
tale iniqua illazione non ti offenda,
poiché tutti lo sanno che sincera
ancorchè schietta appari tu a chi intenda!
Al tempo in cui Firenze ancor non c’era,
fondata dalle arcane etrusche genti,
Felsina ti chiamavi, illustre e austera,
con le tue case, strade e monumenti.
Perla dell’ubertosa Val Padana,
ambìta pria dai Galli prepotenti,
Bononia fosti poi, città romana
e, dopo le barbariche invasioni,
franco Comune, libera e sovrana.
Straziata dalle lotte tra fazioni
di Guelfi e Ghibellini contrapposti
eri “turrita” e cinta da bastioni
“Alma Mater Studiorum” quindi fosti
e per Diritto e ancor per Medicina
da allora sei nel mondo ai primi posti.
Poi la Fossalta, gloria cittadina,
e i Bentivoglio e i Pepoli e i Visconti
ti resero splendente e cristallina.
Per prima a schiavitù tagliasti i ponti,
prima ad avviare le Corporazioni
di cui la fama andò per mari e monti.
Di seta centro di contrattazioni
(e in seguito per canapa famosa),
ad onta di straniere occupazioni,
attiva sempre fosti ed operosa
e, pur sotto il dominio papalino,
fiera rimasta sei sopra a ogni cosa!
La patria sei del grasso “tortellino”,
famose ovunque le tue “tagliatelle”
insieme con il gusto sopraffino
delle “lasagne” e delle “mortadelle”,
poiché della cucina quotidiana
facesti un’arte che è tra le più belle.
Città fosti anche tu repubblicana
per breve tempo con Napoleone
e l’ultima violenza, ormai lontana,
fu quella d’Austria, ma liberazione
avvenne il giugno del “cinquantanove”
e fosti con l’Italia una Nazione!
Cara Bologna, quante dure prove
nei secoli hai dovuto superare,
quante ferite porti in ogni dove!
Dei figli tuoi val bene ricordare
Irnerio, Guinizelli e ancor Respighi,
Reni, Carracci e non dimenticare
i Galvani, i Marconi ed i Malpighi,
Croce, Testoni, Bassi e Filopanti,
Fioravanti, Morandi, Murri e Righi.
Ma sono stati veramente tanti
color che, sotto i portici cresciuti,
portaron la tua fama ancor più avanti.
La “rossa” sì, ma per i tetti muti
e vermigli mattoni sii famosa
non come la patria dei “cipputi”! (1)
Doverti ricordar per questa cosa,
dopo le tante glorie del passato,
sarebbe un’ingiustizia fastidiosa:
fosti già clericale col papato,
poi fosti giacobina, poi fascista
durante quel ventennio scellerato;
oggi tu ti dichiari comunista,
ma se conosco te (e su questo giuro!)
tu sei tutt’altro. Lascia che io insista:
nessun color di questi è duraturo
e col tempo diventa sol menzogna,
pertanto si può dire di sicuro
che tu sei solo tu: tu sei BOLOGNA!
(1): personaggio simbolo della classe operaia creato dal vignettista Altan
-
Paolo Canè
UNA CITTA' PER IL MIO CUORE
RispondiEliminaUn posto un po’ lontano,
ma nemmeno troppo
voglio respirare ora
e donargli gli occhi miei.
Amore, portami con te,
e confidami i suoi segreti
custoditi in quelle vie infinite,
strette e misteriose
in cui famosi odori fuggono
dai fornelli accesi
illudendo l’orientamento
fino a perderne la direzione.
Nascondimi nei cortili
a origliare echi di storia,
assaporando l’atmosfera
di epoche sfumate,
dove la Cultura Vera
nasceva e dava vita
a messaggeri d’arte
e di saggezza pura.
Quanta emozione, poi,
giungere alla Piazza,
col “Benvenuto” del Nettuno
e la sua fontana
e davanti a noi,
San Petronio e l’incompiuta faccia
maestosa e unica
proprio grazie al suo difetto.
E salire quelle scale,
strette e cigolanti
per raggiungere la cima
della torre dominante
ammirando i tetti carichi
dei suoi eterni coppi
e il balcone naturale
di colline all’orizzonte.
Camminare sotto i portici
rossi di tramonto
contarli tutti quanti
fino ad arrivar lassù:
l’imponente fascino
della Basilica di San Luca,
che eternamente domina
e protegge la sua città.
Bologna, Mio Amore Caro,
si ricolma l’anima mia
solo a scrivere di te.
Quanto viverti vorrei…