Un sonetto a firma dello stampatore Sassi che, agli occhi disincantati di un postero, appare non meno esagerato dei suddetti acrostici:
Sognai: fu al vero il sogno mio conforme.
Notte era fosca: un turbo atro divelle
Reggie e Delubri: ampio deserto in quelle
Piaggie vedea, polve, e ruina informe.
Tremò il suol; Donna apparve: avea le forme
Leggiadre, atroce il cor, e l’alma imbelle
Cieche appo lei con ululo ribelle
Correan, cadean Genti attoscate a torme.
Ma una STELLA dal mar sorgeva; in breve
Qual SOL rifulse; ai raggi suoi la Druda
Svanì, scheletro fatta, ed ombra lieve.
Silenzio nel natìo speco l’accolse;
Aura spirò di pace, e la già nuda
Terra sorrise, e i germi antichi svolse.
E infine l’inizio di un inno a lui dedicato dal filarmonico Tommaso Marchesi, come se Napoleone non fosse stato uno dai più grandi ladri della storia:
“Vieni, o prode, fra i canti festivi
Di quel popol ch’hai tolto d’affanni:
Son rinati d’Augusto i begli anni,
E la terra s’abbella per te…ecc.”
Sognai: fu al vero il sogno mio conforme.
Notte era fosca: un turbo atro divelle
Reggie e Delubri: ampio deserto in quelle
Piaggie vedea, polve, e ruina informe.
Tremò il suol; Donna apparve: avea le forme
Leggiadre, atroce il cor, e l’alma imbelle
Cieche appo lei con ululo ribelle
Correan, cadean Genti attoscate a torme.
Ma una STELLA dal mar sorgeva; in breve
Qual SOL rifulse; ai raggi suoi la Druda
Svanì, scheletro fatta, ed ombra lieve.
Silenzio nel natìo speco l’accolse;
Aura spirò di pace, e la già nuda
Terra sorrise, e i germi antichi svolse.
E infine l’inizio di un inno a lui dedicato dal filarmonico Tommaso Marchesi, come se Napoleone non fosse stato uno dai più grandi ladri della storia:
“Vieni, o prode, fra i canti festivi
Di quel popol ch’hai tolto d’affanni:
Son rinati d’Augusto i begli anni,
E la terra s’abbella per te…ecc.”
***
Passata la “sbornia napoleonica” e in attesa che scoppiassero nell’ordine quella garibaldino-risorgimentale, quella fascista e quella comunista, Bologna si dedico a varie Esposizioni: prima quella del 1888, poi quella del 1904, ideata dal socio del TCI Edgardo Guerzoni, in occasione della quale Olindo Guerrini scrisse:
“O sacra terra nostra,
Madre benigna e cara,
La tua beltà ci mostra,
La vita tua ci impara;
Guida il tuo amor ci sia”
versi dedicati all’Italia, il cui profilo era stato dipinto in un grande quadro del pittore milanese Costantino Magni, all’interno del padiglione del T.C.I.
(A.Vianelli, A Bologna fra cronaca e storia, 1979)
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Paolo Canè
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