venerdì 5 ottobre 2007
IN GALÉRA (n. 77)
Apànna ch'l'é bur al bulgnàis al stréssia in camóffa infén à la mùra ed zénta, al la scavàla e als làsa andèr zà da ch'l'ètra pèrt, mó al càpita in vàtta ai bidón dal róssch. As sént un gràn scarabatlamànt e la guèrdia la dìs: "Chi va là?" e ló al fà: "Miàooo!".
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 16:11:00 0 commenti
Argomento: Barzlatt
I DU LÈDER (n. 76)
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 16:07:00 0 commenti
Argomento: Barzlatt
AL CAZADÀUR ZUCÀN (n. 75)
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 16:02:00 0 commenti
Argomento: Barzlatt
LA BRÉSSCLA (n. 74)
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 16:00:00 0 commenti
Argomento: Barzlatt
IO E I TOSCANI
a) siamo regioni confinanti e si sa che non c'è peggior avversario di colui che ti sta alle costole (gli stessi toscani lo insegnano, vista la loro faziosità)
Questi sono i motivi che stanno alla base della mia scarsa simpatia, motivi che possono essere o meno condivisibili, ma credo che bastino!Il bel trattato di G.L. Beccaria il cui titolo è "ITALIANO" (Garzanti-1988) è chiaro sul punto e): quello alla Toscana ed al dialetto fiorentino è un "vecchio riferimento", cioè un modello che è stato valido ai tempi di Dante e che ha mantenuto una certa validità fino a Manzoni, ma poi altri dialetti hanno contribuito alla lingua, tanto da renderlo superato. Ed io sono perfettamente d'accordo: voler ribadire oggi la supremazia linguistica del dialetto fiorentino è come voler resuscitare un morto e, a mio modesto parere, sono abbastanza ridicoli certi termini toscaneggianti dei "Promessi Sposi" che c'entrano con la realtà lombarda come i cavoli a merenda!Il libro di Beccaria ha solo tre difetti (sempre a mio modesto parere):
1) con le sue 300 pagine fittissime, nelle quali si trattano forse troppi argomenti, è un po'…pesante da digerire!
Per quasi tutto il resto sono d'accordo con Beccaria e con il suo libro dal quale ho imparato molto e che consiglio a tutti coloro che s'interessano di lingua e di dialetti. Egli cita Menarini come "grande esperto di gerghi" e cita inoltre molte parole e proverbi del dialetto bolognese, di più di quelli del Piemonte che è la sua regione: ciò dimostra che ha letto, che stima e conosce bene l'opera di Alberto Menarini e ciò mi fa molto piacere! Come mi fa piacere il fatto che nel suo libro tratti diversi argomenti e faccia parecchi esempi (alcuni dei quali peraltro arcinoti) che sono gli STESSI fatti da me in questa ed in altre raccolte dialettali e linguistiche precedenti: ciò dimostra che, nel mio piccolo, ho centrato più di un problema ed è un’intima soddisfazione.Beccaria giudica "antico" il rigore linguistico (e rischia di cadere nella esagerazione opposta), tuttavia è contrario al "burocratese", agli anglicismi (da lui detti "anglismi") inutili, ciò che condivido in gran parte, mentre condivido in pieno ciò che afferma sull'inutilità degli "interventi dall'alto" in fatto di lingue e dialetti e sul fatto che "tutte" le lingue siano in realtà miste e pertanto sia sciocco imporre regole o invocare il concetto di "lingua pura" che non è mai esistito! Condivido, anche… se mi dispiace.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:53:00 0 commenti
Argomento: Lingue e Dialetti
Proverbio n. 120
Èser a la càca.
Essere moribondo.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:49:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 119
Ed mèz àn al cùl al fà scràn.
All'età di 6 mesi il bimbo già si siede.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:48:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 118
Durmìr col cùl c'cuért.
Avere la luna per traverso.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:47:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 117
Dù qui i stàn sàmp'r a gàla: i strónz e i stupài.
Per chi si vanta di essere un buon nuotatore.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:46:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 116
Drì dal cùl.
Dietro. A tergo.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:45:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 115
Di bàn só fantèsma... (l'èt mai ciapè int al cùl?).
Ehi, dimmi un po'!
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:44:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 114
Dèr vì (fèr vàdder) al cùl pr'una z'rìsa.
Vendersi per poco.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:43:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
Proverbio n. 113
Dèr int al cùl a l’agàccia.
Cucire a mano.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:42:00 0 commenti
Argomento: Proverbi triviali
CATTANEO E I DIALETTI
E' irritante come la politica usi qualsiasi strumento, anche il più sacro (la Patria, la mamma, la pace, la lingua, ecc.), pur di portare l'acqua al proprio mulino e non si faccia scrupoli, né si vergogni!
Io credo che la posizione del Cattaneo non debba essere né osteggiata da una parte politica (la Lega) per introdurre o reintrodurre la pratica dialettale con altri subdoli scopi, né essere usata da un giornalista per controbattere tali iniziative. Cattaneo, anche se non lo dice apertamente, è molto chiaro: il dialetto è una cosa nostra, che deve restare tra noi e non deve avere altri significati, se non quello di portare avanti una tradizione, un'intimità di tutti coloro che sono nati in una certa area, mentre la lingua si riferisce ad un'area più vasta, con scopi del tutto diversi. Un secolo fa l'Italia stava nascendo e posso capire che ci fosse da parte di molti la volontà di favorire l'italiano a scapito dei dialetti, non per un rifiuto di questi ultimi, ma sopra tutto per togliere ogni dubbio dalla volontà di costruire una Nazione.
Sono passati 150 anni da allora, l'Italia è fatta (…quasi!), l'italiano è parlato (anche se male!) da tutti e credo che lo stesso Cattaneo, se vivesse ancora, non sarebbe così duro nei confronti di quel suo dialetto, che nella sua Milano sta ormai scomparendo.
Strumentalizzare anche il dialetto per fini politici è delittuoso, sia perché ogni persona di senno potrà anche pensare ad una separazione amministrativa ma non certo politica del nostro Paese, sia perché favorire una rinascita del dialetto oggi, sarebbe come voler portare alle Olimpiadi un vecchio di 90 anni!L'ho già detto e lo ripeto: amiamo questo nostro dialetto, come un vecchio malato, che ha ancora pochi anni da vivere, ma non illudiamoci che egli possa ritornare giovane, per riprendersi quella funzione che certamente ha avuto, ma che non può assolutamente avere di nuovo.
Pubblicato da Riccardo G. alle ore 15:37:00 0 commenti
Argomento: Lingue e Dialetti