mercoledì 9 gennaio 2008

Proverbio n. 189

Quànd la p'gnàta l'é al fùgh al cùl n'é mai a lùgh.
Occorre sempre sorvegliare il fuoco in cucina.

Proverbio n. 188

Quànd al pàil al fà al stupén, làsa la fìga e tach't al vén.
Quando i capelli incanutiscono, la miglior consolazione è il vino.

Proverbio n. 187

Quànd int la zèda i àn fàt un bùs…(i pàsen tótt).
Quando una donna ha fatto il primo sbaglio…

Proverbio n. 186

Quàll di trì pió lóngh.
Riferito a chi resta senza niente (metafora sessuale).

Proverbio n. 185

Pulidén…as la fé adós.
Per benino…non basta.

DA UN DOCUMENTO DEL XVIII° SECOLO

Un manifesto datato 1757,edito dalla famosa Stamperia Lello Della Volpe, riporta oltre 300 nomi di Comunità del bolognese, sedi di Masserie, con le relative distanze dalla città e loro varie direzioni fuori porta. Ma più interessanti sono i nomi!
Alcuni sono tali e quali a quelli di oggi, altri (almeno una cinquantina) sono spariti o almeno sono a me sconosciuti. Altri presentano curiose differenze, ma è difficile capire se esse siano dovute a veri e propri mutamenti del toponimo o ad errori dello stampatore. E' inoltre difficile stabilire se certi nomi siano stati tradotti dal bolognese alla lingua o viceversa, certo che il dialetto, notoriamente avaro di consonanti doppie, può averne influenzato la grafia, ad esempio: i centri di Miserazano, San Lazaro e Crespelano che oggi presentano la loro brava doppia.
Curiosa è anche la descrizione di alcuni centri omonimi, per i quali viene specificata la loro diversa collocazione, alcuni dei quali sono rimasti anche oggi, mentre altri non esistono più o almeno così risulta a me:
1) di sopra e di sotto: S.Agostino, Bagnarola, Casalecchio de' Conti, Liano, Labante, S.Martino in Argile, Ozano e Varignana
2) di piano e di montagna: Gaggio (oggi mi risulta solo Gaggio Montano), S. Giorgio (oggi mi risulta solo S.G. di Piano) e Sabbione
3) dentro e fuori: Alemanni e Sant'Egidio
Significativo è S. Matteo della Decima che viene distinto in "possessioni" e "comunale", in riferimento ai terreni che fanno parte del lascito di Matilde di Canossa (la nota "comunanza") e quelli, chiamiamoli, liberi.
I nomi di centri che presentano maggiori differenze sono:
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Badalo = Badolo; Caldarara = Calderara; Frassineda = Frassineta
Barisella = Baricella (in dialetto Barisèla)
Budrio Castello (forse con riferimento a Budrio città)
Castel Fiumenese (che dovrebbe essere Casalfiumanese di oggi)
Casoni Fumanti (oggi solo Casoni, "fumante" significa, fin dal Medio Evo, "colono"!)
Castiglione Feudo (forse Castiglion dei Pepoli)
Crovara e Crovara di Casale (oggi c'è una sola Croara, ma questa antica "v" fa pensare ad un possibile significato precedente di Corvara)
Farnè = Farneto (ancora oggi in dialetto "Farnà" e probabile spiegazione del cognome Farnè, diffuso a Bologna)
Poggio Rognatico = Poggio Renatico (il Reno, che in dialetto fa "Ràggn")
S.Raffaelle (con due "l") = S.Ruffillo (in dialetto San Rafèl: ecco perchè non si dice San Ruféll, a meno ché S.Raffaelle non sia una traduzione da S.Rafèl)
Roncrì = Roncrio (in dialetto Runcrì)
Sanguoneda = Sanguineta, credo.
Selva Contea (probabilmente l'attuale Selva Malvezzi)
Vignola dei Conti (oggi semplicemente Vignola)
Veggio (forse l'odierno Rioveggio)
Stifonte = Settefonti (in dialetto Stifón: ecco spiegato perché non si dice Sètfónt! L'attuale nome Settefonti è certamente una… libera traduzione di Stifonte/Stifón, eppure c'è qualcuno che, in una nota pubblicazione, ha scritto "…c'erano sette fonti, delle quali oggi restano quattro!": una bella fantasia!)
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L'ultima curiosità è quella data da alcuni nomi che, già a quel tempo, avevano una variante, riportata a lato:
Cazzano detto anco La Maddalena (ancora oggi Maddalena di Cazzano oppure la Maddalena di Budrio)
Monghidoro detto Scarica l'Asino (da Mons Gothorum, nome più recente)
Montevia detto Monte Veglio (l'attuale Monteveglio)
Tolè o sia Toleto (strano che il Farnè sia sparito e si sia trasformato in Farneto, mentre qui è sparito Toleto ed è restato Tolè)
Un'interessante ricerca di Gaetano Dall'Olio (Strenna Storica Bolognese 1968-Tamari) evidenzia l'origine latina di 88 toponimi che, sottintendendo fundus o vicus o villa, ricordano il nome dell'antico proprietario, che ha dato origine al nome attuale. Ecco alcuni esempi:
Acutius-Acutianus = Guzzano
Asuvius-Asuvianus = Sibano e Suviana
Bettius-Bettianus = Bazzano
Cadrinnius-Cadrinnianus = Cadriano
Catius-Catianus = Cazzano
Crespinius-Crespinianus = Crespellano
Liburnius-Liburnianus = Livergnano
Marius-Marianus = Marano
Medetius-Medetianus = Medesano e Medicina (…altro che Barbarossa!)
Sabinius-Sabinianus = Savigno e Savignano
Ulcius-Ulcianus = Ozzano
Visius-Visianus = Bisano
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Paolo Canè

Poesia: BOLOGNA

Cara città mia, dotta, grassa e buona
“intra Lavino ed Idice adagiata”
dolce Paese dove il “sócc’mel” suona

terra natìa più d’ogni altra amata
franca, opulenta, storica Bologna
che pure fosti un giorno condannata

a soffrir tra i “ruffiani” ingiusta gogna
(perché ce l’ha con te Dante non dice:
probabilmente volle far rampogna

poiché gli avean baciato Beatrice,
mentr’egli a rimirar la Garisenda
stava col naso in su, tutto felice!)

tale iniqua illazione non ti offenda,
poiché tutti lo sanno che sincera
ancorchè schietta appari tu a chi intenda!

Al tempo in cui Firenze ancor non c’era,
fondata dalle arcane etrusche genti,
Felsina ti chiamavi, illustre e austera,

con le tue case, strade e monumenti.
Perla dell’ubertosa Val Padana,
ambìta pria dai Galli prepotenti,

Bononia fosti poi, città romana
e, dopo le barbariche invasioni,
franco Comune, libera e sovrana.

Straziata dalle lotte tra fazioni
di Guelfi e Ghibellini contrapposti
eri “turrita” e cinta da bastioni

“Alma Mater Studiorum” quindi fosti
e per Diritto e ancor per Medicina
da allora sei nel mondo ai primi posti.

Poi la Fossalta, gloria cittadina,
e i Bentivoglio e i Pepoli e i Visconti
ti resero splendente e cristallina.

Per prima a schiavitù tagliasti i ponti,
prima ad avviare le Corporazioni
di cui la fama andò per mari e monti.

Di seta centro di contrattazioni
(e in seguito per canapa famosa),
ad onta di straniere occupazioni,

attiva sempre fosti ed operosa
e, pur sotto il dominio papalino,
fiera rimasta sei sopra a ogni cosa!

La patria sei del grasso “tortellino”,
famose ovunque le tue “tagliatelle”
insieme con il gusto sopraffino

delle “lasagne” e delle “mortadelle”,
poiché della cucina quotidiana
facesti un’arte che è tra le più belle.

Città fosti anche tu repubblicana
per breve tempo con Napoleone
e l’ultima violenza, ormai lontana,

fu quella d’Austria, ma liberazione
avvenne il giugno del “cinquantanove”
e fosti con l’Italia una Nazione!

Cara Bologna, quante dure prove
nei secoli hai dovuto superare,
quante ferite porti in ogni dove!

Dei figli tuoi val bene ricordare
Irnerio, Guinizelli e ancor Respighi,
Reni, Carracci e non dimenticare

i Galvani, i Marconi ed i Malpighi,
Croce, Testoni, Bassi e Filopanti,
Fioravanti, Morandi, Murri e Righi.

Ma sono stati veramente tanti
color che, sotto i portici cresciuti,
portaron la tua fama ancor più avanti.

La “rossa” sì, ma per i tetti muti
e vermigli mattoni sii famosa
non come la patria dei “cipputi”! (1)

Doverti ricordar per questa cosa,
dopo le tante glorie del passato,
sarebbe un’ingiustizia fastidiosa:

fosti già clericale col papato,
poi fosti giacobina, poi fascista
durante quel ventennio scellerato;

oggi tu ti dichiari comunista,
ma se conosco te (e su questo giuro!)
tu sei tutt’altro. Lascia che io insista:

nessun color di questi è duraturo
e col tempo diventa sol menzogna,
pertanto si può dire di sicuro
che tu sei solo tu: tu sei BOLOGNA!

(1): personaggio simbolo della classe operaia creato dal vignettista Altan
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Paolo Canè