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martedì 21 ottobre 2008

IL CARATTERE DI BOLOGNA

Già, perché anche Bologna ha il suo carattere, come, del resto, lo ha ogni città. Sembra impossibile, eppure ogni città con decine o con centinaia di migliaia di abitanti, tra i quali pure ci sono buoni, cattivi, onesti, delinquenti, santi, navigatori, poeti e quant'altro, ha il proprio carattere! Ossia, pur nella diversità di ogni individuo che mantiene il proprio essere unico e diverso da tutti gli altri, anche i bolognesi hanno un carattere nel quale, chi più e chi meno, chi bene e chi male, ognuno di essi si riconosce o comunque sta al gioco.Il nostro è un carattere allegro. Ma non "allegro" perché raccontiamo barzellette o fischiettiamo per strada o perché non abbiamo pensieri: la nostra è un'allegria triste che potrei anche definire ironia. Francamente non so perché la città abbia questo tipo di carattere: forse per la nostra posizione geografica, forse perché anche nei periodi più bui, noi non siamo mai stati completamente a terra o comunque non più a terra di qualsiasi altra città o forse per la nostra storia. Una storia che è stata anche turbolenta, ma che si è sempre pacificamente snodata sotto la rassicurante ombra del Papa, come un fiume che abbia conosciuto secche e piene, ma che non abbia mai cessato di scorrere placido. Forse perché siamo appagati da tagliatelle e tortellini. Forse perché discendiamo dai saggi Etruschi. Forse perché, da un millennio a questa parte, la città è sempre stata pervasa da quell'aria spensierata di giovinezza, portata da studenti che provengono dalle più disparate città d'Europa. Forse per tutti questi motivi, forse per uno solo di questi o forse… per nessuno di essi, fatto sta che noi siamo fatti così e che abbiamo il nostro carattere comune di bolognesi. Un carattere che ci rende gradevoli a chi ci ama e sgradevoli a chi c'invidia! Ironici perché amiamo sdrammatizzare, preferiamo un sorriso, anche se amaro, piuttosto che un pianto o un lungo, barboso e pedante discorso serio. Ecco: la nostra è un'allegria che ha sempre un fondo amaro, come se fosse un voler dire cose serie col sorriso sulle labbra o dire stupidaggini, senza però crederci del tutto. Un modo di fare che si esprime attraverso una miriade di battute, di modi di dire, di proverbi noti a tutti, i quali sono stati raccolti dai più esimi cronisti e, molto più modestamente, anche dal sottoscritto. Un modo di fare che è il massimo per stare in compagnia: che cosa sarebbe una serata a cena con gli amici, se tutti facessero solo discorsi seri? Un funerale! Un modo di fare, però, che, se fosse sempre e solo scherzoso, finirebbe per stancare. Un modo di fare magistralmente descritto da colui che disse: "Il bolognese non è troppo bonario, ma nemmeno cattivo: il suo modo di scherzare è come un cagnolino che ti morde i garretti!". Siamo così. Forse un po' troppo superficiali, forse non così ospitali come sembriamo, poiché lasciamo entrare gli altri nelle nostre cose "fino ad un certo punto", ma in fondo sostanzialmente pacifici, tanto che, se non ci fossero forestieri di vario tipo, a Bologna avremmo un numero insignificante di infrazioni alle leggi!Per dare un'idea del nostro carattere, potrei fare migliaia di esempi, ma mi limiterò a fare solo questo: se si chiede a un cinquantenne bolognese quanti anni abbia, egli risponderà "A sàn pió atàis ai trànta che ai vént!" (sono più prossimo ai trenta che ai venti). Ciò che strappa immediatamente un sorriso, ma, a pensarci bene è vero e anche un po' triste!
-
Paolo Canè

martedì 14 ottobre 2008

LA PIETRA DI BOLOGNA

Si può vivere un’intera vita a Bologna, senza conoscere la famosa “Pietra di Bologna”, altrimenti detta anche “L’enigma di Aelia Laelia Crispis”!
L’unica consolazione è la certezza che non sono il solo bolognese a non aver mai sentito parlare di ciò, anzi credo proprio che questa sia una cosa nota a pochissimi. Ma vediamo di che cosa si tratta. Dico subito che si tratta di una pietra, una lapide rettangolare con la seguente iscrizione, che qui sotto riporto nella versione originale latina con a lato la traduzione italiana. Il motivo della sua divisione in due parti lo chiarirò più avanti:



« D M

Aelia Laelia Crispis
Nec uir nec mulier nec androgyna
Nec puella nec iuuenis nec anus
Nec casta nec meretrix nec pudica
sed omnia sublata
Neque fame neque ferro neque ueneno
Sed omnibus
Nec coelo nec aquis nec terris
Sed ubique iacet
Lucius agatho priscius
Nec maritus nec amator nec necessarius
Neque moerens neque gaudens neque flens
Hanc nec molem nec pyramidem nec sepulchrum
Sed omnia
Scit et nescit cui posuerit
»



« D.M.

Aelia Laelia Crispis (Elia Lelia Crispi)
né uomo ne donna, né androgino
né bambina, né giovane, né vecchia
né casta, né meretrice, né pudica
ma tutto questo insieme.
Uccisa né dalla fame, né dal ferro, né dal veleno,
ma da tutte queste cose insieme.
Né in cielo, né nell'acqua, né in terra,
ma ovunque giace,
Lucio Agatho Priscius (Lucio Agatone Prisco)
né marito, né amante, né parente,
né triste, né lieto, né piangente,
questa / né mole, né piramide, né sepoltura,
ma tutto questo insieme
sa e non sa a chi è dedicato.
»



« Hoc est sepulchrum intus cadaver non habens
Hoc est cadaver sepulchrum extra non habens
Sed cadaver idem est et sepulchrum sibi »



« Questo è un sepolcro che non contiene alcuna salma
Questa è una salma non contenuta in alcun sepolcro
ma la salma e il sepolcro sono la stessa cosa »







Iscrizione che si trovava almeno fin dal XVI secolo su una parete del cosiddetto Complesso di Santa Maria di Casaralta (Bologna) che era di proprietà dei Volta, la famiglia di quel Camillo che fu l’ultimo Gran Maestro dei Frati Gaudenti.

Il Complesso era infatti stato eretto nel XIII secolo con la funzione di priorato dell’Ordine Cavalleresco di questi Frati.

Si tratterebbe in sostanza di una falsa iscrizione funeraria dedicata da un immaginario Lucius Agatho Priscius (in italiano: Lucio Agatone Prisco) ad una misteriosa Aelia Laelia Crispis (in italiano: Elia Lelia Crispi).

Le lettere iniziali D.M. hanno un significato sia cristiano (Domine Maximo, cioè rendiamo grazie a Dio), che pagano (Dis Manibus, cioè agli Dei Mani): a ciò si era indotti a pensare nel clima di riscoperta dei classici, tipico dell’Umanesimo.


Ne parlò per primo, in un documento del XVI secolo (1567), l’erudito belga Giovanni Torre (probabilmente Jaen Tours), che era ospite a Casaralta di Marcantonio Volta e che ne inviò il testo ad un collega inglese. Da allora furono parecchi gli ospiti dei Volta che citarono la curiosa iscrizione, che si trovava sul muro della chiesa, accanto alla villa. In quegli anni (1550) il Complesso diventò commenda e fu assegnato ad Achille Volta (allora Gran Maestro dei Gaudenti) il quale provvide ad ampliarlo e a dotarlo di particolari misteriosi, come un caminetto fatto in forma di enorme maschera, la cui bocca di tre metri costituiva il piano di fuoco, un dipinto riproducente un rinoceronte con la scritta in spagnolo “No vuelo sin vincer” (Non volo senza vincere), un bassorilievo di marmo con sotto la misteriosa scritta“Asotus XXX”e altre stravaganze. Dopo lo scioglimento dell’ordine (1589, col citato Gran Maestro Camillo Volta), il Complesso fu affidato da Papa Sisto V al Collegio di Montalto, anche se la famiglia Volta ebbe il privilegio di continuare ad usufruirne. Nel XVII il senatore Achille Volta, omonimo del suo avo, fece ricopiare il testo, divenuto illeggibile, su una nuova lapide in marmo rosso ed è questa che oggi viene detta “Pietra di Bologna”, quella attualmente conservata presso il lapidario del Castellaccio del Museo Civico Medievale che ha sede a palazzo Ghislardi-Fava, insieme ad un’altra piccola lapide che ricorda questa nuova trascrizione. Va detto inoltre che la lapide uscì indenne da un bombardamento aereo del 1943, che distrusse in parte il Complesso, e che fu restaurata nel 1988. C’è da dire infine che il rifacimento di Achille Volta manca di tre versi i quali invece comparivano nella versione originale e che io ho qui riportato a seguito dei 16 della prima parte del testo.

Quanto al significato ed alle interpretazioni di questa scritta…c’è da discutere!
Certo è uno dei misteri più noti (benché misconosciuto ai più) della Bologna esoterica: si tratta di una delle tante iscrizioni misteriose, immersa in un contesto architettonico pure misterioso che alimentano l’inesauribile fantasia degli uomini. Così d’acchito, tanto per restare a Bologna, mi viene in mente la lapide di San Procolo oppure, tanto per stare in Italia, il misterioso significato del castello federiciano di Castel del Monte, ma sono tanti e tanti gli oggetti e i luoghi che hanno scatenato superstizioni e fantasie, specie nei tempi passati, quando tutti erano disposti a credere a tutto!

E’ un testo che potrebbe essere stato concepito in un clima da cenacolo umanistico, in qualche modo vicino a tutto ciò che è mistero, allegoria ed esoterismo. Secondo lo studioso Richard White (ma anche secondo la studiosa Maria Luisa Bellelli), gli ultimi tre versi sarebbero la traduzione di un epigramma attribuito all’autore greco del VI sec. a.C. Agatia lo Scolastico, che fu poi latinizzato da Decimo Magno Ausonio ed infine riportato dal Poliziano. In ogni caso il “Mistero di Aelia Laelia Crispis” ha sempre suscitato interesse e curiosità, specie in ambito alchemico.

Lo stesso White ipotizzò la figura di Niobe (XVI sec.), lo scienziato bolognese Ulisse Aldrovandi, una delle amadriadi, le ninfe delle querce (XVI sec.) e Michelangelo Mari l’acqua piovana (XVI sec.). E’ poi inevitabile che a certe cose venga data anche troppa importanza: il letterato e gesuita torinese Emanuele Tesauro (XVII sec.), ebbe a dire che la lapide “sarebbe bastata da sola alla fama di Bologna” e lo storiografo Calindri (XIX sec.) analogamente affermò che “celebre ed insigne sarebbe stata Bologna se altro ancora non avesse avuto e contenuto in se stessa, che questa enigmatica lapide”. Direi…un poco esagerati! Comunque l’argomento fu ripreso anche da Carl Gustav Jung, da Gerard de Nerval, che citò Aelia Laelia nei suoi due racconti Pandora e Le Comte de St. Germain ed anche da Walter Scott.: tutti evidentemente attratti dal sottile fascino di questa lapide.

E’ la vana ricerca d’una soluzione improbabile che ha scatenato la fantasia d’illustri pensatori, eruditi, storici, intellettuali e soprattutto cultori d’esoterismo e di alchimia.


Numerose e controverse sono state, nel tempo, le ipotesi d’interpretazione, come del resto è accaduto per molti altri “misteri” come quello del celebre quadrato magico del Sator, iscrizione che si trova sul muro del duomo di Siena, leggibile in tutti i sensi, dal significato sibillino di “Il seminatore del campo tiene le ruote dell’opera”, che in fondo significa tutto e niente:

S A T O R

A R E P O

T E N E T

O P E R A

R O T A S


Ma oggi che siamo più disincantati, si è più propensi a credere che l’Aelia Laelia non sia altro che un gioco umanistico, uno scherzo antico, un raffinato gioco verbale, un virtuosismo fine a se stesso, un’invenzione erudita per fare impazzire i posteri. Per alcuni richiama alla memoria le statue del famoso Parco dei Mostri di Bomarzo (VT), per altri è invece un’importante verità esoterica, un principio d’arte ermetica, messa sotto forma di arcano: c’è perfino chi è arrivato ad affermare che, interpretando quel testo, si potrebbe addirittura arrivare a sintetizzare la famosa Pietra Filosofale, cioè al sospirato compimento della Grande Opera Alchemica, nel qual caso Aelia Laelia rappresenterebbe la cosiddetta Materia Prima, cioè lo stadio iniziale e ogni successione di termini, ciascuno che nega il precedente, sarebbe l’evoluzione attraverso la trasmutazione…ma qui entriamo nel difficile, perciò lascio perdere!


Ma se fosse vera questa ipotesi, si potrebbe dedurre che l’Ordine dei Frati Gaudenti costituisse una sorta di setta segreta, addetta ai misteri esoterici, come del resto fu ipotizzato per i Templari, ordine per molti versi affine, ma ho già detto che era abbastanza facile in passato credere possibile l’impossibile e magico l’incomprensibile! In ogni caso c’è da dire che l’esempio della Pietra di Bologna non è unico, infatti la stessa iscrizione appare anche nel Palazzo San Bonifico di Padova, nel castello dei Principi di Condé a Chantilly in Francia e in una lapide conservata nel museo di Beauvais, capitale dell’Oise francese.


Paolo Canè

lunedì 25 febbraio 2008

GLI ARCHITETTI DI BOLOGNA

Questa terza ricerca va a completare il ciclo degli artisti presenti nelle strade, nelle piazze e, in questo caso, nei palazzi e nelle chiese di Bologna. Si tratta di architetti, ingegneri e restauratori (bolognesi e non) che hanno lavorato in città nei secoli.
Alcune attribuzioni sono controverse ed ho indicato i diversi architetti in questione, mentre altre sono incerte e le ho contrassegnate col solito (?). E' possibile che in questi tre elenchi qualche nome possa sembrare fuori posto, ma alcuni artisti sono stati pittori ed anche scultori, sceneggiatori (la famiglia dei Bibiena) e architetti.

Albertoni, Gio.Battista
- P.zzo Pepoli/Campogrande (Via Castiglione, 7)
Alessi, Galeazzo
- (con Tibaldi) Portale e finestra P.zzo Comunale (e probabilmente sue entrambe le aquile, attribuite a Michelangelo e a Nicolò dell'Arca!)
Amadesi, Alessandro
- Ristrutturazione P.zzo Pallavicini/Bolognetti (Via S. Felice)
Ambrosi, Giuseppe A.
- Rimaneggiamento P.zzo Angelelli (Strada Maggiore)
- Rimaneggiamento P.zzo Bolognetti (Strada Maggiore)
- P.zzo Biscia (Via S. Stefano, 71)
Ambrosini, Andrea
- Edificio della Dogana (Via del Porto - cisa di lavandèr)
Ambrosini, Floriano
- Cappella dell'Arca di S. Domenico (P.zza S. Domenico)
- Disegno di Casa Muzzi (1594) (Via S. Stefano, 50)
- Oratorio S. M. della Vita (Via Clavature)
Anonimo del XVIII sec.
- Stucco Vergine con Bambino - P.zzo De' Buoi (V. Poeti, 4)
Antolini, Filippo
- Rifacimento Porta S. Stefano (ora restano solo 2 bassi fabbricati)
Arata, Ugo
- Restauro chiesa di S. M. de' Foscherari (Via Marchesana)
Arriguzzi, Arduino
- 2° Modellino Basilica S. Petronio - Fabbriceria S. Petronio
Azzolini, Tito
- Uno dei 5 architetti chiamati per modernizzare Via Farini
Barelli, Agostino
- Chiesa S. Bartolomeo (P.zza Ravegnana)
- Chiesa S. Maria delle Verghe (chiusa al culto) P.te Lame/S. Felice
- Porta Lame e Cassero
Barelli, Tommaso
- Chiesa S. Giorgio in Poggiale (Via N.Sauro)
Barozzi, Jacopo (il Vignola) (?)
- P.zzo del Monte (Via del Monte)
- (o Tibaldi) - 1° Colonna macigno P.zoGessi/Malvasia (Strada Maggiore)
- P.zzo Bocchi (Via Goito)
- Palazzo e Portico dei Banchi (P.zza Maggiore)
- Disegni chiuse e paraporti (Via del Porto - Bologna-Venezia)
- Iniziato P.zzo Boncompagni (Via Del Monte)
Baruzzi, Cincinnato
- Villa Baruzziana (Via Osservanza)
Bega, Melchiorre
- P.zzo per Uffici (1954) (P.zza Ravegnana)
- P.zzo Volpe (1938) (P.zza Roosevelt) (e purtroppo altri!)
Berardi, Domenico
- Rifacimento della facciata di S. Giovanni in Monte (la prima costruzione risale all'anno 433!)
Bergonzoni, Gio.Battista
- Ricostruzione di S. Maria della Vita (Via Clavature)
Bianconi, Carlo
- Scala secreta ingegnosissima di P.zzo Biscia (Via S. Stefano, 71)
Bolognese, Alberto
- Campanile di San Pietro (include una torre) (Via Indipendenza)
Brunetti Rodari, Enrico
- Rifacimento Porta Saragozza (1859)
Carpi, Arturo
- Mercato delle Erbe (Via U. Bassi)
Cesari, Gaetano
- Ridisegnata chiesa S. M. degli Alemanni (Via Mazzini)
Cipolla, Antonio
- P.zzo Banca d'Italia (P.zza Cavour)
- Uno dei 5 architetti chiamati per modernizzare Via Farini
Collamarini, Edoardo
- Chiesa Sacro Cuore (Via Matteotti)
- P.zzo del Credito Romagnolo e Galleria Aquaderni (Via Rizzoli)
- Rifacimento Casa Bernaroli/Bovio (P.zza Minghetti)
Conti, Giannantonio
- Tracciato portico di S. Luca (666 archi) (Monte della Guardia)
Da Bagnomarino, Lorenzo
- (con Di Vincenzo) - P.zzo Mercanzia (P.zza Mercanzia)
Da Brensa, Giovanni
- Chiostro della chiesa di S. Martino (P.zza S.Martino)
Da Faenza, Fra' Andrea
- Costruzione di S. M. dei Servi (Strada Maggiore)
Da Limito, Bartolomeo (mastro)
- Ex Convento S. Salvatore (Via S. Margherita)
Da Mantova, Sperandio
- Portale chiesa Corpus Domini (Via Tagliapietre, 19)
- Monumento funebre Alessandro V (1482) in S. Francesco
Da Montichiaro, Andrea
- uno dei tre architetti del Collegio di Spagna (Via Collegio di Spagna)
Da Morsa, Puccio
- uno dei tre architetti del Collegio di Spagna (Via Collegio di Spagna)
Da Treviso, Girolamo
- Lavori nel cortile P.zzo Grassi (XVI sec.) (Via Marsala)
Da Varignana, Tommaso di Filippo
- 36 colonne Portico S. Giacomo (Via Zamboni)
- P.zzo Hercolani (Via S. Stefano, 30)
Da Volterra, Nicolò
- Alcune delle 130 testine di P.zzo Bolognini (P.zza S. Stefano)
Della Porta, Giovanni A.
- Fontana di Via U. Bassi (su disegno del Laureti - 1565)
Di Napoli, …
- Ex Manifattura Tabacchi (stile liberty - 1906) (Via Riva Reno)
Di Pascuccio, Donato (Bramante)
- Disegno dello scalone del P.zzo Comunale (1597)
Di Vincenzo, Antonio
- (con Bagnomarino) - P.zzo della Mercamzia (P.zza Mercanzia)
- Basilica di S. Petronio (interrotta nel 1562) (P.zza Maggiore)
- Chiostro Convento di S. Francesco (P.zza S. Francesco)
- Disegno di S. M. dei Servi (Strada Maggiore)
- Il campanile più alto di S. Francesco (P.zza S. Francesco)
- P.zzo Felicini (Via C. Battisti, 23)
Dotti, Carlo Francesco
- Ricostruzione P.zzo Agucchi/Bosdari (Via S. Stefano, 75)
- Arco del Meloncello
- Chiostro della chiesa dei Celestini (P.zza Celestini)
- Colonna (sola) dell'Immacolata in Piazza Malpighi
- Restauro facciata di S. Domenico (P.zza S. Domenico)
- Scalone di P.zzo Caprara (P.zza Roosevelt)
Dotti, Giacomo Giovanni
- Seconda Basilica di San Luca (1765) (Monte della Guardia)
Ferri, Antonio
- Prima Basilica di San Luca (1443) (Monte della Guardia)
Fioravanti, Aristotele
- P.zzo del Podestà (1472)
Fioravanti, Fioravante
- P.zzo Bovi/Montebugnoli/Tacconi (bel gotico) (P. zza S.Stefano)
Galli, Antonio (Bibiena)
- Teatro Comunale (iniziato nel 1745)
- Cupola di S. Maria della Vita (Via Clavature)
- Prospettiva P.zzo Vizzani/Sanguinetti (Via S. Stefano, 43)
Galli, Ferdinando (?)
- Salone di P.zzo Ruini-Ranuzzi (P.zza Tribunali)
Gattapone (il), Matteo Di Giovannello
- uno dei tre architetti del Collegio di Spagna (Via Collegio di Spagna)
Golfarelli, Tullio
- Maschera funebre di Carducci (Casa Carducci) (P.zza Carducci)
Gualandi, Giuseppe
- Palazzina in "art déco" (P.zza Puntoni)
- P.zzo Zambeccari (Via Farini)
Laureti, Tommaso
(anche pittore)
- Basamento Fontana del Nettuno (P.zza Nettuno)
Levanti, Antonio
- Grande Teatro Anatomico (1631) nel P.zzo dell'Archiginnasio
Locatelli, Giuliano
- Palazzo (1580) in angolo Via De' Toschi-P.zza Minghetti
Magenta, Giovanni A.
- (barnabita) Chiesa S. Salvatore (Via C. Battisti)
- (con Martelli) - Convento S. Salvatore (Via Volto Santo)
Marchesi, Andrea (il Formigine)
- (?) Madonna di P.zzo Nascentori (Via Pescherie)
- P.zzo Paselli (Via S. M. Maggiore, 4)
- Uno dei due P.zzi Bolognini (P.zza S. Stefano, 2)
- 2° Colonna macigno P.zzo Gessi/Malvasia (Strada Maggiore)
Marchesini, Luigi
- Restauro chiesa S. Rocco (Via Pratello)
- Rifacimento chiesa S. Isaia (prima costruzione 1058)
Martelli, Tommaso
- (con Magenta) - Convento S. Salvatore (Via Volto Santo)
Martinetti, Gio.Battista
- Restauro P.zzo Lojani/Riario (Strada Maggiore)
Mascherino, Ottavio
- Rifacimento Porta S. Isaia (demolita nel 1903)
Mengoni, Giuseppe
- P.zzo Cassa di Risparmio (Via Farini)
- Uno dei 5 architetti chiamati per modernizzare Via Farini
Modonesi, Giovanni (?)
- Rifacimento facciata S. Martino (P.zza S. Martino)
Montanari, Zilio
- Chiesa Madonna di Galliera (Via Manzoni)
- P.zzo Fava/Ghisilardi (Via Manzoni)
Monti, Coriolano
- Uno dei 5 architetti chiamati per modernizzare Via Farini
Monti, Gian Giacomo
- Primo Arco portico S. Luca (P.ta Saragozza)
Morandi, Antonio (Terribilia)
- Palazzo dell'Archiginnasio (1563) (P.zza Galvani)
- (o Marchesi) - P.zzo Bolognetti/Rambaldi (Via Castiglione)
- (o Tibaldi o Dettari) - P.zzo della Zecca (Via della Zecca)
- (o Tibaldi o Triachini o Peruzzi) - P.zzo Bentivoglio (Via Belle Arti)
- (o Tibaldi o Triachini) - P.zzo Scappi (Via Indipendenza, 1)
- Fregi di P.zzo Fava/Ghisilardi (Via Galliera)
- P.zzo Fava (Via del Cane)
- P.zzo De' Buoi (Via Poeti, 4)
- Trasformazione Portico della Morte (Via dei Musei)
- Pozzo (dei desideri) Cortile Palazzo Comunale (copia)
Morandi, Francesco (Terribilia) (?)
- P.zzo Guardini (Via Lame, 24)
- Primo corpo di P.zzo Caprara (P.zza Roosevelt)
(Antonio Morandi e Francesco Morandi forse zio e nipote)
Muggia, Attilio
- P.zzo Banco di Napoli (P.zza Cavour)
- Scalinata della Montagnola (marmi del Ponte Romano che era in Strada Maggiore)
Muratori, Saverio
- P.zzo ENPAS (Via dei Mille, 9)
Nadi, Gaspare (?)
- Palazzina della Viola (Via Filippo Re)
- Delizia bentivolesca (andata distrutta) (Via Bertoloni)
- Chiesa e Portico di Santa Cecilia (Via Zamboni)
Nadi, Giuseppe
- Villa Aldini in via dell'Osservanza
Natali, Gio.Battista
- Cupola e campanile S. Bartolomeo (P.zza Ravegnana)
Onofri, Vincenzo (?)
- Chiesetta S. Spirito (Via Valdaposa)
Palladio, Andrea
- Contributo facciata P.zzo Ruini (P.zza Tribunali)
Paltronieri, Pietro (Mirandolese)
- Prospettive Casa Savi (Via Poeti)
Peruzzi, Baldassarre
- 1° Modellino Basilica S. Petronio - Fabbriceria S. Petronio
- P.zzo Albergati (poi Brizzi, Rossi, Pesci) (Via Saragozza)
- P.zzo Lambertini (distrutto da incendio Cimarie) (Via Orefici)
- Cappella Ghisilardi in San Domenico (P.zza S. Domenico)
Piccinini, Giovanni
- P.zzo dei Drappieri o Strazzaroli (1486-96: si dice simile al distrutto P.zzo Bentivoglio) (P.zza di Porta Ravegnana)
Portigiani, Pagno di Lapo da Fiesole
- P.zzo Bentivoglio (distrutto nel 1507)
- (?) Uno dei due P.zzi Bologninic (P.zza S. Stefano, 1)
- (?) Bifora P.zzo Grati (ora Museo Civico) (Strada Maggiore, 48)
Provaglia, Bartolomeo
- P.zzo Davia/Bargellini (Strada Maggiore)
- Porta Galliera (1661)
Ratti, Gaetano
- Stazione di Bologna (P.zza Medaglie d'Oro)
Rubbiani, Alfonso
- Grande restauratore del XX secolo di varie opere (P.zzo Notai, Viale XXII Giugno, Convento di S. Francesco, P.zzo Re Enzo, Arche dei Glossatori, Chiesetta Spirito Santo, Palazzo Podestà, P.zzo Mercanzia, Castelli di Bentivoglio e S. Martino d. Manzoli)
Saccenti, Camillo
- Abbozzo portico di S. Luca (666 archi) (Monte della Guardia)
Serlio, Sebastiano (?)
- P.zzo Fantuzzi (Via S. Vitale)
Sezanne, Augusto
- Palazzina Liberty di Majani (1908) (Via Indipendenza)
Tadolini, Francesco
- Chiesa dei Celestini (P.zza Celestini)
- P.zzo Malvasia (Via Zamboni)
Tibaldi, Domenico
- (con Alessi) - Portale P.zzo Comunale
- Chiesa S. M. delle Laudi (Ospedaletto) (P.zza Malpighi)
- Chiesa Vergine del Soccorso (Viale Masini, 5 - distrutta 1943 ?)
- Oratorio S. M. delle Febbri (soppressa 1798) (Via Miramonte)
- P.zzo Malvezzi/Salem (Via Zamboni)
- Rifacimento della chiesa di San Pietro (Via Indipendenza)
- Chiesa S. Maria del Buon Pastore (Via Lame, 43)
Tibaldi, Pellegrino (?)
- P.zzo Marescalchi (Via IV Novembre)
Torreggiani, Alfonso
- Oratorio S. Filippo Neri (Via Manzoni)
- Rifacimento facciata di San Pietro (Via Indipendenza)
- Restauro chiesa S. Maria in Telmine (Via Zamboni)
Torri, Giuseppe A.
- Facciata P.zzo Buriani/Genova (Via S. Felice, 21)
Trebbi, Giorgio
- Rifacimento portico chiesa Vergine del Soccorso (Viale Masini, 5)
Triachini, Bartolomeo
- P.zzo Malvezzi (Via Zamboni)
- P.zzo Vizzani/Sanguinetti (Via S. Stefano, 43)
Tubertini, Giuseppe
- Edificio dello Sferisterio (1820) (Via Irnerio)
Vannini, Vincenzo
- Rifacimento chiesa Osservanza (Via Osservanza)
Venturoli, Angelo
- P.zzo Hercolani (Strada Maggiore, 45)
Vignali, Luigi
- Rifacimento chiesa Vergine del Soccorso (Viale Masini, 5)
Zani, Giovanni, Alessandro e Angelo
- Costruzione Casa Muzzi (1594) (Via S. Stefano, 50)
Zannoni, Antonio
- Uno dei 5 architetti chiamati per modernizzare Via Farini
Zucchini, Guido
- Restauro case Seracchioli, Reggaini e Pasi (P.zza Mercanzia)
-
Per ultimo gli Architetti: Pontani, Lambertini, Bertolazzi, Repassi e Chierichetti che hanno costruito i non esaltanti palazzi di Via Rizzoli all'inizio del Secolo XX.
-
Paolo Canè

giovedì 21 febbraio 2008

GLI SCULTORI DI BOLOGNA

Come già fatto per i pittori, ecco alcuni dei principali scultori (bolognesi e non) che hanno lavorato soprattutto nel centro storico, in palazzi, chiese ed altri edifici. Bologna è una città povera di statue (soprattutto di "statue belle"!), tuttavia ecco un elenco che però esclude quelle che si possono ammirare nei musei.

Nota: (?) = attribuzione incerta.

Acquisti, Luigi
- Il cane Tago di P.zzo De' Buoi (Via Oberdan)
Agnesini, Francesco
- Un telamone entrata P.zzo Davia-Bergelloni (Strada Maggiore)
Algardi, Alessandro
- Diverse opere a Mantova e Roma, nessuna a Bologna!
Balugani, Filippo
- Statue Fortuna, Fedeltà, Sapienza e Ingegno (P.zo Ruini-Tribunale)
Bistolfi, Leonardo
- Gruppo del monumento a Giosuè Carducci (P.zza Carducci)
Brunelli, Gabriele
- Statua di S. Petronio (P.zza Ravegnana)
- Un telamone entrata P.zzo Davia-Bergelloni (Strada Maggiore)
Brustolon, Valentino (il Dalmato)
- "Il Dannato". Ubicazione indicata da alcuni in P.zzo D’Accursio, da altri alla Galleria d’Arte Moderna.
Buonarroti, Michelangelo
- S. Petronio, S. Procolo e un angelo (Arca di S.Domenico)
- Statua di Giulio II (1506) - portale S.Petronio (distr. 1511)
Cencetti, Alberto
- Statua di Galvani (P.zza Galvani)
Conventi, Giulio Cesare
- Madonna del Rosario (1632) - Colonna P.zza S. Domenico
- Alcune delle 130 testine di P.zzo Bolognini (P.zza S. Stefano)
Da Bari, Nicolò
- Statua Annibale Bentivoglio - S. Giacomo Maggiore (P.zza Rossini)
Da Ostiglia, Antonio
- Alcuni dei 15 Profeti sull'archivolto facciata di S. Petronio
Da Roseto, Jacopo
- Reliquiario in argento col capo del Santo, in S. Domenico
Da Varignana, Domenico
- Alcuni dei 15 Profeti sull'archivolto facciata S. Petronio
- Piloni angolari facciata S. Petronio (P.zza Maggiore)
Da Varignana, Giovanni di Riguzzo (?)
- Statue 6 Santi - P.zzo Mercanzia (P.zza Mercanzia)
Da Varignana, Pietro di Giacomo(?)
- Statue 6 Santi - P.zzo Mercanzia (P.zza Mercanzia)
De Maria, Giacomo
- Sculture P.zzo Davia-Bergelloni (Strada Maggiore)
De Rossi, Properzia
- Intagli nel cortile di P.zzo Grassi (Via Marsala, 12)
De Simone, Francesco
- Bassorilievo Madonna con Bambino - P.zo Rossi/Marsili (Via Marsala)
Del Minello, Antonio
- Alcuni dei 15 Profeti sull'archivolto facciata di S. Petronio
Della Quercia, Jacopo
- Bassorilievi Porta di S. Petronio (P.zza Maggiore)
- Sarcofago di Antongaleazzo Bentivoglio (S. Giacomo Maggiore)
- SS. Petronio, Ambrogio e Madonna sul portale di S. Petronio
Dell'Arca, Nicolò (Nicolò di Puglia)
- Arca di S. Domenico in S.Domenico
- Aquila sul portale di S.G. in Monte (P.zza S. Giovanni in Monte)
- Compianto in S. Maria della Vita (Via Clavature)
- Madonna di Piazza in terracotta (1478), Facciata P.zzo Comunale
Delle Masegne, Jacobello (?)
- Statue 6 Santi - P.zzo Mercanzia (P.zza Mercanzia)
- Pala Altare Maggiore di S. Francesco (P.zza S. Francesco)
Delle Masegne, Pierpaolo (?)
- Statue 6 Santi - P.zzo Mercanzia (P.zza Mercanzia)
- Pala Altare Maggiore di S. Francesco (P.zza S. Francesco)
Di Cambio, Arnolfo
- Lavori all'Arca di S. Domenico in S. Domenico
Di Paolo, Jacopo
- Disegni di vari santi sul portale di S. Petronio (scultori diversi)
D'Osio, Dorastante
- Statua di Alessandro VII (1660) alla Sala Farnese (P.zzo Comunale)
Ferrari, Andrea
- Madonna grassa - 170° arco portico S.Luca (Via Meloncello)
- Statua Madonna del Carmine - Oratorio S. Martino (P.zza S. Martino)
Fra' Guglielmo
- Lavori all'Arca di S. Domenico in S. Domenico
Giambologna (Jean Boulogne)
- (?) Crocefisso in S.M. dei Servi (Strada Maggiore)
- Diavoletto in ferro battuto - S.Procolo (Via D'Azeglio)
- Statua del Nettuno (1564) - (P.zza Nettuno)
Graziosi, Giuseppe
- Statua della Vittoria - Torre di Maratona dello Stadio Comunale
- Statua equestre di Benito Mussolini (ora in un casolare di campagna)
Ignoto
- Statua di rame di S. Domenico (Milano, 1527) - Colonna di P.zza S.Domenico
Ignoto
- Statue SS. Antonio e Bonaventura (angolo Vie Urbana e Tagliapietre)
Ignoto
- Statua di Ugo Bassi (1888) ora nei Giardini di Porta Galliera
Infrangipani, Marsilio
- circa 7.500 formelle portico Palazzo Podestà (P.zza Maggiore)
Lapo
- Lavori all'Arca di S. Domenico in S. Domenico
Lelli, Ercole
- "Statue degli scuoiati o spellati" (1734) - Teatro Anatomico dell'Archiginnasio
Lombardi, Alfonso
- 4 Santi fondatori - Voltone del Podestà (P.zza Re Enzo)
- Cenotafio per Armaciotto de' Ramacciotti in S. M. in Bosco
- Gruppo in terracotta "Compianto" - S.Pietro (Via Indipendenza)
- Lavori all'Arca di S. Domenico in S. Domenico
- Resurrezione - porte laterali di S. Petronio (P.zza Maggiore)
- Statua Ercole in terracotta (1522) - Sala Ercole (P.zzo Comunale)
- Transito della Vergine, in S. Maria della Vita
- Alcune delle 130 testine di P.zzo Bolognini (P.zza S. Stefano)
Mazza, Camillo
- Altorilievo Madonna della Dogana - ora nel Palazzo Comunale
Mazza, Giuseppe Maria
- Gruppo Concezione - P.zzo Grassi (Via Marsala, 12)
- Lavori in S. Giacomo Maggiore (P.zza Rossini)
- Pietà in S. Maria in Telmine (Via Zamboni)
- Sculture P.zzo Davia-Bergelloni (Strada Maggiore)
- Statua d'Ercole - P.zzo Malvezzi/Campeggi (Via Zamboni)
- Statue nella Basilica di S. Luca (Monte della Guardia)
Menganti, Alessandro
- Madonna scomposta - San Rocco (Via Calari)
- Statua di Gregorio XIII (1580) - Facciata P.zzo Comunale
Monari, Carlo
- Busto di Cavour - Piazza omonima (1892)
Monteverde, Giulio
- Statua di Marco Minghetti (1896) - P.zza Minghetti
- Statua equestre di Vittorio Emnuele II (Giardini Margherita)
Piò, Angelo
- Deposizione - S. Stefano (P.zza S. Stefano)
- Statua di Ercole - P.zzo Poggi sede Università (Via Zamboni)
- Vergine Addolorata in S.M. dei Servi (Strada Maggiore)
- Statue Fortezza, Prudenza e Verginità - P.zzo Gozzadini (Via S.Stefano, 36)
- Statue nella Bsilica di S.Luca (Monte della Guardia)
- (con L. Balugani) Apparato per la nomina di Benedetto XIV - S. Bartolomeo
Pisano, Nicolò
- Lavori all'Arca di S. Domenico in S. Domenico
Pranzini, Francesco
- Altorilievo Martino nelle vesti di cavaliere in San Martino
Provaglia, Orazio
- Ercole che uccide il serpente - P.zzo Tanari (Via Galliera)
Reni, Guido
- Statua dell'Immacolata - Colonna di P.zza Malpighi
Ricci, Giuseppe
- Statua S. Antonio di Padova (incrocio Vie C. Battisti e Porta Nova)
Rizzoli, Pasquale
- Gruppo monumentale di Piazza VIII Agosto.
Sarti, Diego
- Fontana della Sirena (la moglie del Gigante) - (Via Indipendenza)
- Fontana monumentale (4 gruppi animali esotici) - (Giardini Montagnola)
Scandellari, Filippo (?)
- Fuga di Enea e Anchise - P.zo Gessi/Sassoli (Via Montegrappa)
- Statue in S. Maria della Visitazione (Via Lame)
Schiassi, Antonio
- Statua di Arianna - P.zzo vecchio Pepoli (Via Castiglione)
Seccadenari, …
- Deposizione - porte laterali di S.Petronio (P.zza Maggiore)
Vincenzi, Cesare
- Monumento funebre Malpighi - S.Gregorio (Via Montegrappa)
Zocchi, Arnaldo
- Statua equestre di Garibaldi (Via Indipendenza)
-
Paolo Canè

lunedì 18 febbraio 2008

ALLA RICERCA DI GIUSEPPE MARIA MITELLI

(Nota: questo articolo tratta in particolare di alcune illustrazioni che,per vari motivi, non possono essere riprodotte in questa sede, tuttavia interessano più le iscrizioni)

"…da un'incisione di Giuseppe Maria Mitelli…", "una stampa del Mitelli", "un disegno di G.M. Mitelli". Quante volte abbiamo trovato nei vari libri su Bologna, nei calendari dialettali e negli almanacchi queste annotazioni a fianco di gustose riproduzioni al tratto di tre secoli e mezzo fa! Credo che non ci sia bolognese che non abbia per casa almeno una di queste opere, in forma più o meno grande, più o meno fedele. Ho fatto una sistematica ricerca nella mia biblioteca e sono riuscito a mettere insieme una raccolta di oltre 100 riproduzioni ed anche un capitolo dedicato al Mitelli a cura di certo Giorgio Cencetti, apparso sulla "Strenna Storica Bolognese"(Tamari 1961), dal titolo "Pace, pace, non più guerra". E naturalmente ho raccolto il tutto in una carpetta dedicata all'incisore bolognese. Queste piccole opere d'arte sono divise, grosso modo, per genere: i mestieri, i proverbi, i giochi, i disegni satirici e politici (dei quali in particolare si occupa il Cencetti) e vari altri. Una nuova collezione, da aggiungere alle altre mille, che voglio corredare con questo mio commento.
Innanzitutto chi era Giuseppe Maria Mitelli? Se facessi questa domanda a tutti i bolognesi sono certo che pochissimi saprebbero darmi una risposta ed è strano che un incisore, le cui opere sono tanto diffuse ancora dopo secoli, sia praticamente misconosciuto. Il Comune gli ha dedicato una stradina fuori porta Galliera, nessuno ci racconta chi sia (a parte il capitolo suddetto) e tutte le mie enciclopedie lo ignorano. Esse riportano solo un Agostino Mitelli (Bologna 1609 - Madrid 1660) che, per luogo e anno di nascita, suppongo fosse suo padre.
La maggior fonte di notizie è questo capitolo del Cencetti, che conferma la mia supposizione: "Giuseppe Maria era figlio del celebre Agostino". Da altra parte ho trovato una breve annotazione: "Nato a Bologna nel 1634 ed ivi morto nel 1718, pittore, incisore, maestro nell'arte dell'acquaforte, ritrasse capolavori dei Carracci, Guercino ed altri, si sbizzarrì in soggetti fantasiosi allegorici che accompagnava con poesie" (da Torri e Case).
Lo stesso Cencetti, che gli dedica otto pagine ed alcune illustrazioni, lo definisce "Professore all'Accademia Clementina, ma gran cacciatore, sportivo e burlone… indotto alla illustrazione da avvenimenti politici del suo tempo" e, nonostante che più avanti, lo accrediti di varie capacità e virtù, il quadro che ne esce non è molto lusinghiero. Mi sono chiesto come mai un personaggio di questo rilievo non abbia la dovuta considerazione che invece hanno altri bolognesi meno importanti di lui.
E mi sono dato una risposta possibile: Cencetti, del quale non ho mai sentito parlare, è evidentemente un intellettuale, un accademico, uno dei tanti che si sono occupati, tra l'altro,del Mitelli e traggo questa convinzione dal suo linguaggio forbito, ma un poco pedante e nebuloso, tipico degli intellettuali i quali non sono capaci di parlare chiaro per far capire a noi ignoranti di che cosa stanno parlando! È dunque probabile che il nostro Giuseppe Maria non avesse molta istruzione e perciò non fa parte del "Gotha" dei pittori bolognesi (I Carracci, Reni, Crespi, Francia, Albani ecc.), motivi questi che sono sufficienti a scatenare lo snobismo dei laureati, secondo i quali un laureato asino è un dottore, mentre un geniaccio senza diplomi non è nessuno! Forse sono un po' severo con l'estensore del capitolo, ma ne ho veramente abbastanza di questi "soloni", di questi "aristocratici" della cultura che, apparentemente, tengono più in conto certi aspetti esteriori (titoli accademici, appartenenza politica, ecc.) che non la sostanza degli individui. E in questo caso egli si è abbandonato ad apostrofare il Mitelli con aggettivi del tipo "popolaresco, superficiale, cortigiano, semplice, buffonesco" e così via, per poi bonariamente riconoscergli una "certa arguzia", ciò che ribadisce il suo snobismo di critico spocchioso!
Io non ho strumenti per giudicare se il Mitelli sia stato un grande o meno: non credo sia da annoverare tra i nostri più grandi artisti, ma gli riconosco diverse doti e non credo che meriti una critica tanto faziosa. Non sono in grado di giudicare l'artista e non voglio nemmeno farlo. Voglio soltanto dire ciò che penso,visto che tutti lo fanno!
A me piace. Mi piace perché riesce a darmi un'idea della Bologna del '600, di come si scherzava, di come si scriveva e di come si viveva. Perché ha spesso accompagnato le sue caricature con versi in italiano e in dialetto e ciò accresce il mio interesse. Perché, forse ancora più del tedesco Wilhelm Busch (l'autore di Max und Moritz), egli è l'antesignano del fumetto inteso come sequenza d'immagini che parlano. Perché se la prendeva con i Turchi e ciò dimostra che in tre secoli quella gente è cambiata poco! Perché la sua arguzia e il suo umorismo a volte mordace, sono l'essenza dello spirito petroniano, dimostrazione questa che da allora ad oggi, anche in questo caso, poco è cambiato. Domani non so. Poi se non era un accademico, poco importa. Se non era "celebre" come suo padre importa ancora meno, però è di lui e non di suo padre che, a parte le enciclopedie, qui a Bologna ancora si parla!
Ma è la cosiddetta "lingua bolognese" usata dal Mitelli che più m'interessa e che è più congeniale a questa raccolta. Tralascio perciò le immagini, le critiche ed i versi in italiano per esaminare due riproduzioni che ho trovato:
-
una del 1691 "AL ZVOGH D'LA CITTA' D'BVLOGNA",
l'altra del 1705 "CVMPENDI DAL STAT D BULOGNA"
-
La prima mostra una rudimentale pianta della città, con le varie porte ed i principali monumenti, che è in pratica il percorso di una specie di "Gioco dell'oca" da fare con i dadi. Comincia con la presentazione:
"Als zoga cvn tri da, mittand prima su vn tant pron e po' s tira pr la man: sigond al pvnt ch'srà fatt al s tira o ch'al s'paga, cvnforma s ved li su. Qvel ch's'tira è sò, e qvel ch's paga s'azzvnta in s'al zvogh: e chi fa 8 tira tvtt".
"Si gioca con tre dadi mettendo prima una posta per ciascuno e poi si gettano alla mano. Secondo il punteggio ottenuto si vince o si paga, secondo ciò che si vede (il risultato). Ciò che si vince si tiene per sé, ciò che si paga si aggiunge al gioco (al piatto). Chi fa 8 vince tutto".
Poi scrive due versi per ogni "stazione" o casella del gioco:

Porta strà Stievan----------Tulì sti tri quattrin pr un poc d'arssor
------------------------------e andà pian ch'arrivari a Pianor.
Porta strà Mazor----------Tirà un quatrin e aviav bel bel a piè
-----------------------------ch'fin a Forlì cun l'asn av'vien po' d'driè
Porta S. Vidal--------------Pagà un quatrin ch'an'v'n'arstarà piu tant
-----------------------------e andav a cunsular ai Mindicant.
Porta Strà s. Dvnà--------Dunin è mort e mssier Dunà stà mal
----------------------------mt ti zò un quatrin a andà a bevr un buccal.
Porta dla Mascarella------Pr sta porta al Carnval entra in città
----------------------------pagà mo' un bagaron ch' s'i dsdittà.
Porta d'Galiera------------Talun torna dal moss e qui trabucca
----------------------------pr ch'ass vuoda al buccal es s'imp la zucca
Porta dl Lamm------------Pr andar al Tresb quista è la vera viè
----------------------------tirà un quatrin da spendr all Hustariè
Porta d'S. Flis-------------Questa è la porta friquentà piu d'tutt
----------------------------pr la gran zent ch'al Chiù va' a far da dstrutt
Porta S. Isiè--------------Al blett mandà pr d'qui 'ndonn'a Crsplan
----------------------------e quy ch'van cinquantand passn a Bazzan.
Porta d'Saragozza--------Pr sta porta i summar ch vienin d'muntagna
----------------------------fan'intrar i marun cun la castagna.
Porta S. Maml------------Avgnissi anca vù a vedr al Bisson
----------------------------dà mo' d'vostra fadiga un bagaron.
Porta strà Castion-------S'anden all' Grott d'Mrlin cuccai ai son
----------------------------però as paga all'intrar un bagaron.

E queste erano le 12 porte della città. Le parole sono ancora abbastanza bene comprensibili, tranne alcune che a me non sono ancora chiare, ma m'informerò: dsdittà, moss, trabucca, da dstrutt, blett, Bisson, cuccai ai son e Grott d'Mrlin, (l'odierno Grottino?), ecc.
Ora il Mitelli dedica i due versi ai monumenti interni della città:
-
La Torr d'i Asniè Qui su in sta torr s'ved cent e trei città
tirà mo' trì quattrin sa sy sudà
La Torr mozza Sotto la mozza si pela i marun
mo ch'm'an i da al quatrin ansin cui un.
La Funtana d'Piazza Sie malanazza quel Zigant d'Piazza
tirà tutt i quatrin ch'al bon pro v fazza. Tira Tutt.
Al Palazz S'andà in Palazz tgniv dal Turron in su
dai un quatrin parch'als' dsmentga d'nù.
La Sala dal Putstà Quest vien à la cumedia es'n ha al bultin
turnà po' all'att baron cun du quatrin.
La Cavallarizza Avgnì al smanezz es n'n havy ch'smanzzar
puvrazz dai tri quatrin e fal truttar.
Port dl nav Qui e' al port dl sport e qui s negozia in zergh
stram e ldam e malann pr Malalbergh.
Al Mercà Sdì 'pur in sal mercà'al zough dal ballon
ch'l arriva al zopp e s vol un bagaron.


Il disegno è completato da una faccia che ride ed una che piange, con le scritte: "ch'tira ridrà" "e chi perd pianzrà"
-
La seconda immagine mostra una figura con una lanterna al centro e due cavalieri ai lati che si allontanano nelle opposte direzioni, con la scritta:
-
CUMPENDI DAL STAT D BULOGNA DOV S'FA' TUTT'I MASSAR
AL DUTTOR LANTERNON MANDA A INVIDAR TUTT' I MASSAR DAL CUNTA'
D'BULOGNA PER FAR UNA FESTA DA BALL' PER AVER FATTA SPOSA LA
FLIPPA DA PANZAN SO SERVA ES VOL DUNAR A TUTT' I MASSAR UNA
DOBLA PRON PUR CH'I FAZEN UN BALLET CON DETTA SERVA E AL SPOS
E BARBAGIAN MASSAR D' ROCCA CURNEDA

Per la verità non tutto è comprensibile a noi posteri, sia perché siamo ignoranti e non sappiamo nulla di glottologia e poco del passato, sia perché certe usanze, personaggi, abitudini e parole sono spariti, sia perché il dialetto scritto a quei tempi (e anche l'italiano) è un po'… approssimativo!
Tuttavia da queste sole due tavole (le uniche, delle 100, scritte in "lingua bolognese") si possono dedurre parecchie curiosità sia sulla toponomastica che sul dialetto. Rileggiamo per ordine:
-
- "cunforma" (a seconda, conformemente), una parola che i nostri nonni ancora usavano, ma che è ormai sparita.
- "quatrin" era la moneta dell'epoca (¼ di baiocco), parola peraltro rimasta.
- "arstarà" (resterà) oggi si usa il verbo "vanzèr".
- "Mindicant" così era detta la chiesa di S.M. della Pietà a porta S. Vitale.
- "buccal" (boccale) oggi si usa il più comune "bichìr" o "bichirén".
- "Carnval" a conferma del carnevale bentivolesco, cui la porta deve il nome ma ci sono notizie di Sancta Maria de Mascherella già nel XIII secolo!
- "Tresb" forse il Trebbo, località fuori porta. "Chiù" idem, ma non capisco il "da dstrutt". "Crsplan" e "Bazzan", Crespellano e Bazzano.
- "bagaron" è il bagarotto: antica moneta di rame del valore di mezzo bolognino coniata dal Capitano del Popolo Bagarotto.
- "La Torr Mozza" la Garisenda detta talvolta ancora oggi Torre Mozza.
- "Sie malanazza" interessante questa maledizione, ormai scomparsa, che è parente delle meridionali "mannaggia" e "mannaia" (mal ne abbia) come:
- "al bon pro v fazza" (buon pro' vi faccia) sparito anche dall'italiano.
- "als'dsmentga" (si dimentichi) oggi si dice "al se scórda".
- "Funtana d'Piazza, Zigant, Palazz", oggi Nettuno e Palazzo Comunale.
- "cumedia" discorso poco chiaro, forse c'era il teatro al P.zzo del Podestà.
- "La Cavallerizza" del palazzo Rusconi (p.zza Malpighi), dove, a quanto pare, vi era un maneggio (spagn: cabaleriza), simile a quello viennese che sarà istituito nel 1729.
- "Port dl nav" (Porto delle navi) tra le porte Galliera e Lame, da dove usciva il Canale di Reno e dove evidentemente era il porto.
- "s negozia in zergh" probabile riferimento al fatto che "si negoziava in gergo", cioè nel gergo dei commercianti o dei marinai.
- "Mercà" lo stesso luogo dove c'è oggi, cioè l'attuale P.zza 8 Agosto.
- "pianzrà" (piangerà) oggi s'usa unicamente il verbo "zighèr".
- "dobla" probabilmente una moneta. Ma tutta la tavola del 1705 sembra un componimento di circostanza, simile alle più recenti "zirudèl", dove si prendevano in giro i personaggi di una determinata cerchia.
-
Interessante è lo sporadico uso della lettera "y".
Probabilmente, per un glottologo professionista, queste mie osservazioni sono ovvie ed ingenue, ma le faccio ugualmente, perché né io né i miei tre lettori siamo glottologi professionisti! Dunque procedo.
Sono costretto a tornare sul tormentone della "patata bollente", cioè sulla grafia del dialetto. Potrei dire che il Mitelli, maestro nel disegno e geniaccio della rima, ancorché semplice ed ingenua, non era altrettanto bravo in quanto a scrittura. Ma un uomo che è stato "professore all'Accademia Clementina", come ricorda il Cencetti, oltre che figlio del "famoso" Agostino, si presume che non fosse un ignorante e perciò sono indotto a pensare che la strana ed approssimativa grafia del bolognese che lui usa non sia da addebitare altro che all'assenza di regole in materia. Assenza che perdura tutt'oggi, anche se, dopo il Menarini, mi pare che gran parte di questa lacuna sia stata colmata (…almeno per me e per chi la pensa come me!).
L'uso della "v" al posto della "u" (e in altri testi viceversa!) come quella "s" simile ad una "f" che si trova altrove nei corsivi, rendono difficile la lettura all'uomo di oggi. Curioso è anche l'uso degli apostrofi, che a volte mancano ed altre volte sono eccessivi, come anche la mancanza di alcune vocali interne (es.: Crsplan che oggi si pronunzia Crasplàn e mi riesce difficile credere che quella fosse la pronuncia d'allora). Infatti il mistero che più mi affascina (e che non potrà mai essere risolto) non è come "si scriveva" il dialetto, ma come "si pronunciava"! Se dovessi seguire questa grafia, adottando le regole fonetiche dell'italiano d'oggi (come insegna il Menarini), ne uscirebbe un curioso idioma, più simile al dialetto della provincia che non a quello di Bologna. Sono più propenso a credere che allora, ma anche nell'800 e purtroppo ancora oggi da parte di alcuni, si usasse una grafia approssimativa, che implicava la convinzione bizzarra che il dialetto andasse scritto in un modo per… essere pronunciato in un altro! Comunque sia, resto convinto che il dialetto di tre secoli fa, benché scritto in questo modo, non doveva essere molto diverso da quello di oggi (quanto a fonetica) o comunque non dovrebbe essere cambiato più di quanto non sia cambiato l'italiano, nello stesso periodo.
Come ho già detto altre volte, credo che le lingue cambino, cambino le parole, cambino i significati delle parole, ma che la fonetica cambi molto più lentamente. Faccio un solo esempio: "zvogh" (gioco) oggi si scrive e si dice "zùgh": può darsi che allora si pronunciasse "zògh" (e ci credo poco), ma non credo affatto che si pronunciasse "zvogh" o "zuogh"!
Un'altra vignetta del 1691, trovata di recente tra i miei testi, raffigura un ricco ben vestito e ridente, con una borsa di denaro in mano e un povero cencioso in lacrime, dal titolo:

AL RICC STA' IN SPASS, E CANT E AL POVR IN STENT, E PIANT
(e sotto questi 8 gustosi versi in dialetto)


Ch'n'ha' robba, ne qvatrin l'e' vn brvtt cvmpagn,
l'è tgnv', ch'al sie vn pvltron s'al fvss'vrland:
chi al'cgnoss, e chi n'l'acgnoss l'hà int'l calcagn,
e'l dsgrazi i piovn adoss da tvtt'l band:
al n'l'arpara al fraiol, ch l'hà d'tela d'ragn,
cvn la zvnta dal vent, ch'i và svpiand.
Ngvn al vol, né pr amigh, né pr parent
s'aln n'hà da crvvers ben, da sbattr al dent.


Un discorso che, nel dialetto bolognese attuale, apparirebbe circa così:

Chi n'à róba e quatrén l'é un brótt cumpàgn
as cràdd ch'al sia un pultràn s'al fóss urland:
chi al cgnóss e chi an le cgnóss l'à int al calcàgn
el g'gràzi i pióv'n adós da tótti el band:
an l'arpèra el fraiól, ch'l à ed tàila ed ràgn
con la zónta dal vànt ch'al va supiànd.
Inción le vól pr'amigh o par parànt
s'al n'à da cruvers, ban, ch'al sbata al dant


cioè: IL RICCO VIVE DI GIOIA E CANTO, IL POVERO DI STENTI E PIANTO

Chi non ha beni e quattrini è un brutto compagno,
si crede che sia un fannullone, se fosse Orlando (???)
a chi lo conosce e a chi non lo conosce sta sui calcagni
le disgrazie gli piovono addosso da tutte le parti:
non lo ripara il mantello che è come una ragnatela,
con l'aggravante del vento che sta soffiando.
Nessuno lo vuole né come amico, né come parente,
se non ha da coprirsi, beh, che batta i denti!


Note: "l'è tgnù" cioè "è tenuto = si ritiene" e "poltrone" è una parola offensiva che avevo già trovata in un testo bolognese coevo. Non capisco affatto il riferimento ad Orlando (???), mentre suppongo che "stare sui calcagni" possa significare "essere antipatico, evitato", mentre "fraiól" è l'antico "ferraiuolo = mantello". "Ngun", anche questa grafia l'avevo già vista per significare "nessuno". Infine l'ultima strofa che si può "tradurre" come sopra, oppure " non ha da coprirsi bene, (tanto) da battere i denti" La differenza tra la grafia dialettale di allora e quella di oggi è notevole ma credo che il motivo principale venga dalla scarsa istruzione di quei tempi e più ancora dalla scarsissima consuetudine al dialetto scritto.
Oggi, dopo Menarini, abbiamo una grafia che, ricalcando quella della lingua, riproduce in modo piuttosto esatto la pronuncia attuale.
Le differenze più consistenti sono invece quelle relative a parole o modi di dire che sono ormai scomparsi o in via di sparizione e sono quelli che riporto qui sopra. Differenze che ci impediscono di capire il riferimento a "urland" e di supporre soltanto cosa significhi "l'à int al calcàgn".
A parte queste considerazioni su grafia e parole e detti scomparsi, resto sempre convinto che, se potessimo sentire parlare un bolognese del 1691, la sua pronuncia non sarebbe molto diversa da quella di un concittadino del 2005! Cambiamenti ne saranno avvenuti, poiché le lingue cambiano, ma non così grandi come le due grafie farebbero supporre.
Ho già parlato di questo "tormentone" tante volte che sono venuto a noia perfino a me stesso, ma ogni volta che mi imbatto in antichi documenti scritti in dialetto, riscontro differenze che rafforzano sempre più i miei convincimenti e…non posso fare a meno di sottolinearlo!
Sono molto tollerante con gli Autori dell'epoca, poiché essi facevano come potevano (e lo disse Annibale Bartoluzzi già nel 1779), ma mi irritano moltissimo certi autori di oggi che, per loro ignoranza o con l'intento di imbrogliare la gente, riferendosi ai testi antichi, si ostinano ancora a proporre grafie ormai superate e, sopra tutto, inesatte.
-
P.S. Tra le altre cose, G.M. Mitelli è stato anche l’inventore del "Gioco dell'Oca"!
-
Paolo Canè

martedì 12 febbraio 2008

I PITTORI DI BOLOGNA (parte 4 - fine)

Raibolini, Francesco (il Francia)
Adorazione del Bambino in Pinacoteca
Madonna in S.Martino e Madonna d. Terremoto (1505) a P.zzo Comunale
Lavori in S. Giacomo Maggiore (P.za Rossini)
- (molte pitture perdute col P.zzo Bentivoglio)
Ramenghi, Bartolomeo (il Bagnacavallo)

Affresco nel Monastero (Via S. Margherita)
Dipinti in S. Giacomo Maggiore (P.za Rossini)
Dipinti al Collegio di Spagna
Reni, Guido

15 misteri in S. Domenico
Angeli in S. Maria dei Servi
Apparizione della Vergine a S. Domenico nella Basilica di S.Luca
Caduta di Fetonte a Casa Muzzi (Via S. Stefano)
Coronazione di spine Oratorio Madonna dell'Orazione (Via Parigi)
Orazione nell'Orto Oratorio Madonna dell'Orazione (Via Parigi)
L'allegoria della gelosia a P.zzo Marescalchi (IV Novembre)
L'aria e il fuoco a P.zzo Marescalchi (IV Novembre)
Madonna col Bambino in San Bartolomeo e Gaetano
Madonna della Pietà in Pinatoteca (era a S.M. della Pietà)
Strage degli innocenti e Pietà in Pinacoteca
Affreschi nella Cappella dell'Arca di S. Domenico.
Dipinti al "Ritiro S.Pellegrino" (Via S. Isaia)
Ricci, Marco

Dipinti al "Ritiro S.Pellegrino" (Via S. Isaia)
Rizzi, ?

Dipinti in S. Martino
Rolli, fratelli

Dipinti in San Bartolomeo e Gaetano
Romagnoli, Giovanni

Cristo risorto a S. Maria in Telmine (Via Zamboni)
Maddalena a S. Maria in Telmine (Via Zamboni)
Sabbatini, Lorenzo

Affreschi Scene Bibliche a P.zzo Fava (Via del Cane)
Lavori in S.Giacomo Maggiore (P.za Rossini)
Sammarchini, Orazio

Lavori in S. Giacomo Maggiore (P.za Rossini)
Lavori a P.zzo Zambeccari
Samoggia, Luigi

Lavori nella Basilica di S.Luca
Sanzio, Raffaello

Santa Cecilia in Pinacoteca (era in S. Giovanni in Monte)
Scandellari, Ferruccio

Lavori al Caffè S. Pietro (ora Banco di Sicilia) (Via Indipendenza)
Scannabecchi, Lippo di Dalmasio (allievo di Vitale da Bologna)

Madonna del Baraccano
Scaramuccia, Luigi Pellegrino

Storie di Bologna Sala Farnese (Pzzo D'Accursio)
Scuola Bolognese

Madonna e Santi alla Madonna della Pioggia (Via Riva Reno)
Scuola del Domenichino

Sibilla Libica a P.zzo Rossi-Marsili (Via Marsala)
Scuola del Francia

Madonna con Bambino a P.zzo Rossi-Marsili (Via Marsala)
Scuola del Tibaldi

Storie della Bibbia e Papa del Calendario a P.zzo Boncompagni
Serra, Luigi

Ritratto di Irnerio (1888) a P.zzo D'Accursio
Signorelli, Luca

Maddalena Piangente, in P.zzo D'Accursio
Sirani, Elisabetta

Pitture in S. Paolo dell'Osservanza
Pitture nella Basilica di S. Luca
Sirani, Giovanni A.

Pitture a P.zzo Albergati (Via Saragozza)
Spada, Lionello

Pitture in Madonne dell'Orazione (Via Parigi)
Pitture in S. Maria Regina Celi (Via Nosadella)
Spini, Gio. Francesco

Pietà con S. Antonio Lunetta Scuderie Bentivoglio (P.za Verdi)
Spisanelli, ?

Pitture in S. Martino
Tarlaschi, ?

Pitture in S. Martino
Testoni, Vincenzo

Affreschi a P.zzo Malvezzi (Via Zamboni)
Tiarini, Alessandro

Fuga in Egitto in Pinacoteca (era in S. Giorgio in Poggiale)
Le storie del Tasso a P.zzo Marescalchi (IV Novembre)
Presentazione della Vergine al Tempio in S. Maria dei Servi
Altri lavori in Pinacoteca
Pitture in S. Martino
Tibaldi, Pellegrino

Due dipinti in S. Giacomo Maggiore (P.za Rossini)
Pitture nel Salone d'Onore di P.zzo D'Accursio
Pitture in S. Martino
Giasone ringiovanito da Medea a P.zzo Marescalchi (IV Nov.) (o B.Triachini?)

Avventure di Ulisse a P.zzo Poggi (Via Zamboni)
Tintoretto, Domenico

Visita di Maria a S. Elisabetta in Pinacoteca (era in S. Pietro M.)
Uccello, Paolo

Affresco in S. Martino
Ursone (?)

Madonna, Cristo e 12 Apostoli al Santuario dell'Osservanza
Vecellio, Tiziano

Ritratto di Ludovico Ariosto, quadreria P.zzo Pederzani
Zampieri, Domenico (il Domenichino)

Lavori in Pinacoteca
Deposizione Oratorio Madonna dell'Orazione (Via Parigi)
Discesa al Limbo Oratorio Madonna dell'Orazione (Via Parigi)
Flagellazione Oratorio Madonna dell'Orazione (Via Parigi)
Zanetti, Davide

Lavoro a P.zzo Orsi (Via S. Vitale)
Zucchini, Federico
4 tele alla Madonna di Galliera
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Paolo Canè