martedì 15 gennaio 2008

Proverbio n. 194

Spùd dal cócch.
La bava dei carciofi.

Proverbio n. 193

Spazèr's al cùl con un coriàndol.
Come fanno gli avari.

Proverbio n. 192

S'a pós caghèr quàssta….
Se può passare questa…

Proverbio n. 191

Ràmper i sunài (marón, bàl, zanétt, quaión, el scàtel).
Disturbare.

Proverbio n. 190

Quànd l'ària l'é ràssa, o ch'la péssa o ch'la sóppia.
Cielo rosso: pioggia o vento.

PAGANINO BONAFEDE E IL "THESAURUS RUSTICORUM"

Un interessante capitolo apparso sulla Strenna Storica Bolognese, edita a cura del Comitato per Bologna Storica e Artistica nel 1962, scritto da Agostino Bignardi, ci parla del nostro concittadino Paganino Bonafede o Bonafè (1310-1375 ca.).Chi era costui? Bologna gli ha dedicato una strada fuori porta Mazzini, ma non so se in tutta la città ci siano 10.000 persone che sanno chi egli fosse. Fu contemporaneo del Petrarca e "collega" del più famoso bolognese Pier de' Crescenzi, tuttavia anche di quest'ultimo i bolognesi sanno poco: io stesso, che ho frequentato per cinque anni l'Istituto Tecnico a lui intitolato, non sono mai stato informato su chi egli fosse e ho dovuto fare personali ricerche per sapere che fu un dotto ed eclettico concittadino, vissuto dal 1233 al 1321. Questi eccelse in varie discipline (medicina, diritto), ricoprì varie cariche (giudice, assessore) e nel 1305 pubblicò la monumentale opera Liber Ruralium Comodorum, ritenuto il codice agrario del Medio Evo, intorno al quale furono ridestati (dopo Virgilio) gli studi agrari a Bologna, ma anche in tutta la penisola ed io penso che si debba a lui l'antica tradizione agricola della nostra Regione. Dunque personaggio di notevole spessore, anche se oggi la maggioranza dei bolognesi sanno molto meglio chi siano Lucio Dalla o Gianni Morandi! Ebbene, il nostro Paganino, pur avendo trattato lo stesso argomento del Crescenzi, non ne aveva la statura né la cultura, tuttavia ci ha lasciato il suo Thesaurus che è valido sia per quanto concerne l'agraria e le tecniche di semina, coltura, concimazione, potatura e quant'altro di cereali, viti, olivi, ecc., sia perché esso fu scritto (55 anni dopo l'opera di Pier Crescenzi) in un linguaggio che, nonostante il titolo latino, è considerato il primo saggio di poesia didascalica volgare di tipo "rustico", poiché non è scritto né in dialetto, né in volgare illustre, ma in un linguaggio "nuovo" fatto in gran parte di forme dialettali bolognesi volgarizzate, come osservò il Vivarelli. Ed è proprio questo aspetto che mi interessa e del quale voglio trattare. Scriverò pertanto qui di seguito tutti i versi del Thesaurus riportati dal Bignami e ne uscirà un elenco di parole e di consigli frammentari, sui quali farò qualche commento.
Ritengo interessante e doveroso ricordare questi due bolognesi, diversi per la loro importanza, ma uguali nell'essere…ignorati anche dalle buone enciclopedie! Penso che non dovremmo essere tanto ignoranti e che qualcuno dovrebbe istruirci sui nostri grandi concittadini del passato: non è sufficiente dedicare loro una strada e basta! Ma vediamo Paganino:

Anni trecento e mile sesanta 1
dal comenzare della vera fede santa 2
de Cristo gratioso et benigno… 3
…tute le infrascritte cose… 4
…e del teren e del piantare 5
e d'altre bone cose che son da fare… 6
…de seminare secondo li tereni 7
terren crudegno, tufo, bisio over bertino, 8
dolce, forte, bruno, rosso over giallo… 9
il gran restudo, toxello, asarino e ciciliano 10
…ogni teren ch'è magro e fievole 11
senza letame è poco frutevole 12
…se un altro ben tu glie vo' fare 13
subito fa la stoppia arrare 14
e revolgere ella tutta dentro 15
che l'è un gran ingrassamento… 16
…quando la terra è troppo grassa 17
lo gran mai ben garnire lassa… 18
(il letame) dagliene spesso e poco per volta 19
Quando tu voi seminare formento 20
al primadizio sta sempre atento, 21
e però semina da setembre 22
com'è compide le vendeme. 23
Sichè semina adoncha primadizio 24
prima che venga el fredo e'l strizio. 25
Loda el serodan e tienti al primadizio. 26
…le biave c'àno la spica 27
altre biave da cornechie 28
o civaie o legumi (sitiola e vernia) 29
melega, miglio e panìco. 30
De la vigna e de la stasone del potare… 31
…de invischiare la vigna per le rughe, 32
del fare le proane, del piantare della vite… 33
…delo insedire de la vite.. 34
…perché lo grande aculturare 35
è quel che vigna fa frutare… 36
…e poi e piglia un poco con un dito 37
e ungi bene lo capo della vite 38
disotto dalli ochi ne lo capo novo 39
che li è di bisogno e li fa luoco, 40
e le rughe andar su non porano 41
a li ochi de la vite affarli dano. 42
Se taioli piantare vorai 43
come io dirò così farai 44
dico che l'insedire tu faci 45
inanci che 'l suchio suo t'impaci, 46
le sede se voleno spolenare 47
spesse volte e no 'l falare. 48
Zapare si è l'onguento 49
che tiene sano lo piantamento. 50
De li olivi; de le grane di olive chative 51
ogni arboro che voi aledamare 52
ledame schietto mai non li dare 53
ma meseda cun tanta terra in prima… 54
li olivi vechi si volon potare d'ogni seccume 55
…poi mitti su una stuora (le olive) 56
e ben d'intorno le fassa 'lora 57
sì che non tochino la terra né 'l muro. 58
Peri, prugni, meli, mandoli, mori, fichi, 59
persichi, nuci, muniache, nucelle. 60
…e nota ancora questa dotrina: 61
che ogni pianta picolina 62
se piglia più volintiera 63
che quella pianta ch'è grosiera, 64
e durerà più lungamente 65
e abij questo bene amente. 66
Molto se vol ben zapare 67
ogni pianta a remenare 68
quatro volte o tre almen l'ano 69
per le poce radice che ano, 70
e la terra sta allora amorosa 71
tu non li porissi mai far la miglior cosa. 72
Muri da fare perfeta foglia 73
che sia ruvida grossa e dura, 74
come de' essere de natura 75
per vermi da foliselli 76
che fina seta fazan quelli 77
alla primavera 78
quando gli stornelli fan de dui schiera. 79
Or tutte le cose che qui son ditte, 80
e che son qui notate e scripte 81
tutte quante son certe e proate, 82
e corrette e regolate 83
per Paganin de Bona fé 84
che le compose e disse e fé 85
per amaistrare quelli che men sano 86
da lui se tanto saver vorano. 87
Explicit thesaurus rusticorum. Deo gratias. 88


Sono poco meno di cento versi dei poco meno di mille scritti da Paganino che sono arrivati fino a noi. Non è questa la sede, né sono io qualificato per discutere di agronomia (per quanto le tecniche ed i consigli dati in materia siano validi ancora oggi!). Vorrei soltanto soffermarmi un poco sul linguaggio usato dal nostro concittadino che non è, come si è detto,dialetto bolognese e nemmeno italiano colto, come quello usato allora da pochi eruditi, tra i quali certo quel Pier Crescenzi che pare Paganino nemmeno conoscesse.
Del resto la maggioranza degli eruditi scriveva ancora latino che era e restava la lingua colta ufficiale e presumo che la stragrande maggioranza del popolo a quei tempi (650 anni fa) non sapesse l'italiano e non sapesse nemmeno questo "basso" volgare, il quale peraltro mi sembra molto più vicino alla lingua di Petrarca che non al dialetto dei bolognesi. Farò qualche nota interessante (e per me divertente!) su forme e parole scritte allora, le quali richiamano il dialetto che parliamo ancora oggi ed è a questo scopo che ho numerato gli 88 versi:
1-2-3: un modo complicato per dire che correva l'anno 1360 d.C.
8: "cudràggn" significa ancor oggi "coriaceo", "terreno cretaceo", mentre "bertén" (o “bartén”) è il nostro solo modo d'indicare il grigio, a parte il brutto "grìs".
10: "grano restudo" significa "aristato", cioè con una specie di spiga e forse il corrispondente termine dialettale, come altri, è andato perduto. E "tusèl" è ancor oggi un tipo di grano senza resta; "asarino e ciciliano" (forse siciliano) sono due tipi di grano duro.
16: "che l'è" in dialetto "ch'l'é". Buoni consigli per l'aratura.
19: lo stesso aveva detto il de' Crescenzi, ma può essere una coincidenza.
20: "formento" è forma più simile a "furmànt" che a frumento.
21: "primadézz" significa precoce e "atento" è il nostro "aténti"(una "t")
23: "compide le vendeme", cioè dopo la vendemmia.
24: "adoncha" più simile a "dànca-adànca" che a "dunque".
25: "strézz", screpolato anche se oggi è riferito soprattutto alla pelle.
26: qui cita un proverbio che è sopravvissuto nei secoli: "Lóda la lódla,mó tént al primadézz", cioè seminare anche avanti il tempo delle allodole!
27: "c'àno", nel nostro italiano colloquiale diciamo "c'hanno".
28: le cornechie (el curnàcc') sono i bacelli
29: "stióla" e "vérnia" sono le fave precoce e tardiva
30: "melega, miglio e panìco" sono tre cereali poveri d'allora. Oggi io conosco solo "méii" in dialetto, ma il primo ha dato origine ad un diffuso cognome (come "ligabò" e "bunèga" dei quali ho già detto in altra sede)
31: la stasone, derivato da "stasàn"
32: "rùgh" sono i bruchi nocivi alla vite, come le formiche e altri parassiti (le rughe)
34: insedire, cioè "insdìr", innestare in toscano!
40: luoco è quel "lùgh" ormai quasi scomparso che significa "il suo posto"
41: non porano, cioè non potranno, "in p’ràn (brìsa)" e mi piacerebbe sapere se questa doppia negazione già esisteva o se è entrata in uso dopo!
42: affarli dano, "a fèri dàn" (tutti consigli per fare il vischio).
43: "taiól" è la talea ancora oggi.
46: "suchio suo" e la linfa della pianta
51: "chative" è "catìvi", quasi che l'acca accentui l'unica "t" canonica!
52: "aledamare", mettere il letame e ci ricorda la nostra "aldamèra"
54: "meseda" traduzione da "màssda-armàssda" mescola.
55: "si volon" e infatti "is vólen"
56: "stuora" la stuoia che oggi si chiama "sturén"
57: "'lora" sarebbe l'aria o forse "l'óra" = l'ombra?
58 e 73: "muro" è il moro, il gelso, in dialetto unicamente "màur"
60: "pérsga", "mugnèga" frutti chiamati così ancora oggi che con le latineggianti "nuci" e "nucelle" trattai già in altra sede.
63: "volintiera" come "vluntìra" o "d'vluntìra" con la "a" finale.
66: "tenere amente" è il nostro "tént in amànt" cioè ricorda.
75: "come de' essere" ricalca "cùmm l'à da èser"
77: "fazan", facciano si dice ancora identico insieme alla forma "fàgan"

Io mi sono divertito a fare questa ricerca, non so il lettore! Certo che uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi delle lingue e dei dialetti è il loro incrociarsi e mescolarsi ed il loro divenire nel tempo.
Non c'è, non c'è mai stato un giorno in cui qualcuno abbia detto:" Adesso stop col latino e parliamo tutti in italiano!", né ci sarà qualcuno che un giorno, qui a Bologna, dirà:" Stop col bolognese e parliamo italiano".Sono cose che avvengono gradatamente, quasi inconsapevolmente e direi automaticamente, secondo i grandi eventi storici che sanciscono il predominio o la decadenza di un certo idioma e l'insorgere di altri. Cose che dipendono dai diversi stadi di alfabetizzazione, di acculturamento delle genti. Solo a distanza di secoli possiamo dire:"Questo è latino, questo è dialetto, questo è italiano" (pur se tutti si trasformano lentamente), ma mentre viviamo il nostro tempo non ci accorgiamo dei cambiamenti, a meno che non ci si faccia molta attenzione!
-
Paolo Canè

mercoledì 9 gennaio 2008

Proverbio n. 189

Quànd la p'gnàta l'é al fùgh al cùl n'é mai a lùgh.
Occorre sempre sorvegliare il fuoco in cucina.

Proverbio n. 188

Quànd al pàil al fà al stupén, làsa la fìga e tach't al vén.
Quando i capelli incanutiscono, la miglior consolazione è il vino.

Proverbio n. 187

Quànd int la zèda i àn fàt un bùs…(i pàsen tótt).
Quando una donna ha fatto il primo sbaglio…

Proverbio n. 186

Quàll di trì pió lóngh.
Riferito a chi resta senza niente (metafora sessuale).

Proverbio n. 185

Pulidén…as la fé adós.
Per benino…non basta.

DA UN DOCUMENTO DEL XVIII° SECOLO

Un manifesto datato 1757,edito dalla famosa Stamperia Lello Della Volpe, riporta oltre 300 nomi di Comunità del bolognese, sedi di Masserie, con le relative distanze dalla città e loro varie direzioni fuori porta. Ma più interessanti sono i nomi!
Alcuni sono tali e quali a quelli di oggi, altri (almeno una cinquantina) sono spariti o almeno sono a me sconosciuti. Altri presentano curiose differenze, ma è difficile capire se esse siano dovute a veri e propri mutamenti del toponimo o ad errori dello stampatore. E' inoltre difficile stabilire se certi nomi siano stati tradotti dal bolognese alla lingua o viceversa, certo che il dialetto, notoriamente avaro di consonanti doppie, può averne influenzato la grafia, ad esempio: i centri di Miserazano, San Lazaro e Crespelano che oggi presentano la loro brava doppia.
Curiosa è anche la descrizione di alcuni centri omonimi, per i quali viene specificata la loro diversa collocazione, alcuni dei quali sono rimasti anche oggi, mentre altri non esistono più o almeno così risulta a me:
1) di sopra e di sotto: S.Agostino, Bagnarola, Casalecchio de' Conti, Liano, Labante, S.Martino in Argile, Ozano e Varignana
2) di piano e di montagna: Gaggio (oggi mi risulta solo Gaggio Montano), S. Giorgio (oggi mi risulta solo S.G. di Piano) e Sabbione
3) dentro e fuori: Alemanni e Sant'Egidio
Significativo è S. Matteo della Decima che viene distinto in "possessioni" e "comunale", in riferimento ai terreni che fanno parte del lascito di Matilde di Canossa (la nota "comunanza") e quelli, chiamiamoli, liberi.
I nomi di centri che presentano maggiori differenze sono:
-
Badalo = Badolo; Caldarara = Calderara; Frassineda = Frassineta
Barisella = Baricella (in dialetto Barisèla)
Budrio Castello (forse con riferimento a Budrio città)
Castel Fiumenese (che dovrebbe essere Casalfiumanese di oggi)
Casoni Fumanti (oggi solo Casoni, "fumante" significa, fin dal Medio Evo, "colono"!)
Castiglione Feudo (forse Castiglion dei Pepoli)
Crovara e Crovara di Casale (oggi c'è una sola Croara, ma questa antica "v" fa pensare ad un possibile significato precedente di Corvara)
Farnè = Farneto (ancora oggi in dialetto "Farnà" e probabile spiegazione del cognome Farnè, diffuso a Bologna)
Poggio Rognatico = Poggio Renatico (il Reno, che in dialetto fa "Ràggn")
S.Raffaelle (con due "l") = S.Ruffillo (in dialetto San Rafèl: ecco perchè non si dice San Ruféll, a meno ché S.Raffaelle non sia una traduzione da S.Rafèl)
Roncrì = Roncrio (in dialetto Runcrì)
Sanguoneda = Sanguineta, credo.
Selva Contea (probabilmente l'attuale Selva Malvezzi)
Vignola dei Conti (oggi semplicemente Vignola)
Veggio (forse l'odierno Rioveggio)
Stifonte = Settefonti (in dialetto Stifón: ecco spiegato perché non si dice Sètfónt! L'attuale nome Settefonti è certamente una… libera traduzione di Stifonte/Stifón, eppure c'è qualcuno che, in una nota pubblicazione, ha scritto "…c'erano sette fonti, delle quali oggi restano quattro!": una bella fantasia!)
-
L'ultima curiosità è quella data da alcuni nomi che, già a quel tempo, avevano una variante, riportata a lato:
Cazzano detto anco La Maddalena (ancora oggi Maddalena di Cazzano oppure la Maddalena di Budrio)
Monghidoro detto Scarica l'Asino (da Mons Gothorum, nome più recente)
Montevia detto Monte Veglio (l'attuale Monteveglio)
Tolè o sia Toleto (strano che il Farnè sia sparito e si sia trasformato in Farneto, mentre qui è sparito Toleto ed è restato Tolè)
Un'interessante ricerca di Gaetano Dall'Olio (Strenna Storica Bolognese 1968-Tamari) evidenzia l'origine latina di 88 toponimi che, sottintendendo fundus o vicus o villa, ricordano il nome dell'antico proprietario, che ha dato origine al nome attuale. Ecco alcuni esempi:
Acutius-Acutianus = Guzzano
Asuvius-Asuvianus = Sibano e Suviana
Bettius-Bettianus = Bazzano
Cadrinnius-Cadrinnianus = Cadriano
Catius-Catianus = Cazzano
Crespinius-Crespinianus = Crespellano
Liburnius-Liburnianus = Livergnano
Marius-Marianus = Marano
Medetius-Medetianus = Medesano e Medicina (…altro che Barbarossa!)
Sabinius-Sabinianus = Savigno e Savignano
Ulcius-Ulcianus = Ozzano
Visius-Visianus = Bisano
-
Paolo Canè

Poesia: BOLOGNA

Cara città mia, dotta, grassa e buona
“intra Lavino ed Idice adagiata”
dolce Paese dove il “sócc’mel” suona

terra natìa più d’ogni altra amata
franca, opulenta, storica Bologna
che pure fosti un giorno condannata

a soffrir tra i “ruffiani” ingiusta gogna
(perché ce l’ha con te Dante non dice:
probabilmente volle far rampogna

poiché gli avean baciato Beatrice,
mentr’egli a rimirar la Garisenda
stava col naso in su, tutto felice!)

tale iniqua illazione non ti offenda,
poiché tutti lo sanno che sincera
ancorchè schietta appari tu a chi intenda!

Al tempo in cui Firenze ancor non c’era,
fondata dalle arcane etrusche genti,
Felsina ti chiamavi, illustre e austera,

con le tue case, strade e monumenti.
Perla dell’ubertosa Val Padana,
ambìta pria dai Galli prepotenti,

Bononia fosti poi, città romana
e, dopo le barbariche invasioni,
franco Comune, libera e sovrana.

Straziata dalle lotte tra fazioni
di Guelfi e Ghibellini contrapposti
eri “turrita” e cinta da bastioni

“Alma Mater Studiorum” quindi fosti
e per Diritto e ancor per Medicina
da allora sei nel mondo ai primi posti.

Poi la Fossalta, gloria cittadina,
e i Bentivoglio e i Pepoli e i Visconti
ti resero splendente e cristallina.

Per prima a schiavitù tagliasti i ponti,
prima ad avviare le Corporazioni
di cui la fama andò per mari e monti.

Di seta centro di contrattazioni
(e in seguito per canapa famosa),
ad onta di straniere occupazioni,

attiva sempre fosti ed operosa
e, pur sotto il dominio papalino,
fiera rimasta sei sopra a ogni cosa!

La patria sei del grasso “tortellino”,
famose ovunque le tue “tagliatelle”
insieme con il gusto sopraffino

delle “lasagne” e delle “mortadelle”,
poiché della cucina quotidiana
facesti un’arte che è tra le più belle.

Città fosti anche tu repubblicana
per breve tempo con Napoleone
e l’ultima violenza, ormai lontana,

fu quella d’Austria, ma liberazione
avvenne il giugno del “cinquantanove”
e fosti con l’Italia una Nazione!

Cara Bologna, quante dure prove
nei secoli hai dovuto superare,
quante ferite porti in ogni dove!

Dei figli tuoi val bene ricordare
Irnerio, Guinizelli e ancor Respighi,
Reni, Carracci e non dimenticare

i Galvani, i Marconi ed i Malpighi,
Croce, Testoni, Bassi e Filopanti,
Fioravanti, Morandi, Murri e Righi.

Ma sono stati veramente tanti
color che, sotto i portici cresciuti,
portaron la tua fama ancor più avanti.

La “rossa” sì, ma per i tetti muti
e vermigli mattoni sii famosa
non come la patria dei “cipputi”! (1)

Doverti ricordar per questa cosa,
dopo le tante glorie del passato,
sarebbe un’ingiustizia fastidiosa:

fosti già clericale col papato,
poi fosti giacobina, poi fascista
durante quel ventennio scellerato;

oggi tu ti dichiari comunista,
ma se conosco te (e su questo giuro!)
tu sei tutt’altro. Lascia che io insista:

nessun color di questi è duraturo
e col tempo diventa sol menzogna,
pertanto si può dire di sicuro
che tu sei solo tu: tu sei BOLOGNA!

(1): personaggio simbolo della classe operaia creato dal vignettista Altan
-
Paolo Canè

lunedì 7 gennaio 2008

LE FAMIGLIE DI BOLOGNA (parte 5 - ultima)

FAMIGLIE / PALAZZI / LOCALITA' E VARIE INFORMAZIONI
-
PALLAVICINI / Via S.Stefano, 45 / ------
PALTRINIERI / P.zza Minghetti / ------
PAPAZZONI-SCANABECCHI / Via S. Vitale / proprietari chiesa SS. Viale-Agricola
PARISI (DE') / Via Parigi / famiglia del '300
PASELLI / Via S. Maria Maggiore, 4 / ------
PASI / P.zza Mercanzia / ------
PEDERZANI-ARIOSTI / Via S. Felice / Ludovico Ariosto nel 1563
PEPOLI / Via Castiglione, 6-8-10 / (Palazzaccio)
PEPOLI / Via Castiglione, 7 / ------
PIATESI / Via Galliera, 9 / poi ALDROVANDI
PIELLA / Via Piella / ------
PIETRALATA / Via Pietralata / Uguccio (1230) - Guglielmo(1297)
PIETRAMELLARA / Galleria Cavour / ora SASSOLI
PINI / Via Pini / ------
PIZZARDI / Via D'Azeglio / Sede Ferrovie
POETI (DE') / Via Castiglione / ------
POETI (DE') / Via de' Poeti / estinti 1733 - poi GOZZADINI
POGGI / Via Zamboni, 33 / oggi Università
PRATI / Via S.Vitale, 53 / ------
RATTA / Via Castiglione / ------
REGGIANI / P.zza Mercanzia / ------
RIARIO / Via Zamboni, 40 / ------
RICHI (DE') / Via del Riccio / Richo de' Richi – Borgoricco dal 1298
ROSSI / Via S. Stefano, 33 / da Parma - banchieri
ROSSI-MARSILI / Via Marsala / ------
ROSSINI / Strada Maggiore / G. Rossini 1824-1827
RUINI (DE') (*) / P.zza Tribunali / 1572 - poi RANUZZI poi BACIOCCHI
RUSCONI / P.zza Malpighi / famosa Cavallerizza
SALAROLI / Via Zamboni / poi PALEOTTI (add.sacerd.)
SAMPIERI / Strada Maggiore, 12 / ------
SAMPIERI / P.zza Mercanzia / mercanti poi marchesi
SAMPIERI / Via Castiglione / palazzo e torre Dalle Perle
SAMPIERI / Via S. Stefano / prov. dai Cattani di Castel S. Pietro
SANUTI-BEVILACQUA / Via D'Azeglio / 3 sess. Concilio di Trento
SASSOLI / P.zza Cavour / ------
SASSONI / Via Montegrappa / ora GESSI (Hotel Palace)
SAVIOLI-GUICCIOLI / Via Galliera / ospitò Lord Byron
SCAGLIARINI / Via Riva Reno, 77 / ------
SCAPPI / angolo Indipendenza / Canton dei Fiori
SECCADENARI / Via Altabella / Torre Prendiparte/Coronata
SENNI-GUIDOTTI / P.zza Cavour / ------
SERACCHIOLI / P.zza Mercanzia / ------
SFORZA / Via Castellaccio / torrione-colombaia
SILVANI / Via Garibaldi / ora Esattoria
SPADA / Via Castiglione, 24 / ------
STRAZZAROLI / P.zza Ravegnana / ------
TANARI / Via Galliera / ospitò Cristina di Svezia
TANARI / Via Tanari Vecchia / ------
TORFANINI / Via Galliera, 4 / ------
TORTORELLI / Via Val d'Aposa, 5 / poi MACHIAVELLI
TOSCHI (DE') / Via de' Toschi / guelfi
UBALDINI / Strada Maggiore, 17 / dalla Pila di Mugello
USBERTI / Via degli Usberti / ------
VESSE'-PIETRAMELLARA / Via Farini / ------
VIDALI-VITALI / Via G. Reni / di Castel S. Pietro o Cento - estinti XVII sec
VIZZANI / Via S. Stefano, 43 / poi LAMBERTINI, oggi SANGUINETTI
ZABBAN / Via Saragozza, 1 / ------
ZAMBECCARI / Via Barberia / famosa quadreria - Pinacoteca
ZAMBECCARI / Via Carbonesi / Teatro Romano
ZAMBECCARI / P.za Calderini, 2 / ------
ZINI / Via Venturini / ------
ZUCCCHINI / Via Posterla / ------
-
(*) Palazzo de' Ruini - Le storie inventate sono anche troppe, ma questa merita un particolare accenno: Carlo de' Ruini, originario di Reggio E., fu professore di diritto a Bologna. Suo figlio Cesare iniziò la costruzione del palazzo, ma fu assassinato. Il nipote Carlo incaricò il Palladio, ma fu avvelenato. Il pronipote Antonio fu pure assassinato. Un superstite, Lelio, morì di peste. Il palazzo fu rilevato dai Gonzaga che lo vendettero al marchese Ranuzzi, il quale terminò i lavori, dopo aver tentato il suicidio. Un suo discendente, Girolamo, finì in bolletta e lo vendette al Baciocchi, il quale finì pure in bolletta e si azzoppò cadendo da cavallo. Anche suo figlio morì sbalzato di sella. Sua figlia andò sposa a un Camarata, nobile squattrinato, il quale cedette il palazzo al conte Grabinski, dopo averlo spogliato di ogni arredo. La vedova di quest'ultimo lo cedette al Comune nel 1873 e diventò così il Tribunale: che cosa altro poteva diventare, dato che molti, alla vista di un avvocato, fanno gli scongiuri?
-
P.S.: un elenco molto più completo e dettagliato dei Palazzi bolognesi si può trovare nel bel libro "Conoscere Bologna" di Costa e Poli – Edizioni Costa.
-
Paolo Canè

Proverbio n. 184

P'r ògne badilàz ai é al só mandgàz.
Per una donna anche brutta c'è sempre l’uomo adatto.

Proverbio n. 183

Preghèr i mùrt e fótt'r i vìv.
Una persona falsamente pia.

Proverbio n. 182

Pisèr's adós dal rédder.
Sbellicarsi.

Proverbio n. 181

Pisèr fóra da l'urinèri.
Uscire dal seminato.

giovedì 3 gennaio 2008

LE FAMIGLIE DI BOLOGNA (parte 4)

FAMIGLIE / PALAZZI / LOCALITA' E VARIE INFORMAZIONI
-
ISOLANI / Strada Maggiore / compropr. Vic. Alemagna
ISOLANI / Strada Maggiore, 19 / originari di Cipro - 1200
LAMBERTINI / Via Orefici / del 1548 - bruciato nel 1885
LAMBERTINI / Via N. Sauro / ora Liceo Minghetti
LEONI / Via Marsala / ------
LEONI (DE') / Via Torleone / casa torre - identità dubbia
LOJANI-RIARIO / Strada Maggiore / ora SANGUINETTI
LOMBARDI / Via Falegnami / ------
LUDOVISI / Via Oberdan, 9 / secXV - poi BONCOMPAGNI-TUBERTINI
LÛPARI / Via S. Stefano, 16 / compropr. Vic. Alemagna - poi ISOLANI
LÛPARI / Strada Maggiore / da Lucca per sfuggure a C. Castracani
MAGAROTTI / Via dei Bersaglieri / ------
MAGGI / Via Maggia / ------
MAGNANI-SALEM / Via Zamboni / ------
MALCONTENTI / Via Malcontenti / dal XVII sec. ?
MALVASIA / Strada Maggiore / ------
MALVASIA / Via del Carro / ------
MALVASIA / Via Zamboni / ------
MALVEZZI CA' GRANDA / Via Belmeloro, 4 / ------
MALVEZZI CAMPEGGI / Via Zamboni, 22 / ------
MALVEZZI DE' MEDICI / Via Zamboni / ------
MALVEZZI LOCATELLI / Via Zamboni, 26-28 / LEONI BONFIOLI
MANZOLI / Via Posterla / ------
MARESCALCHI / Via IV Novembre / maniscalchi - già DELL'ARMI
MARESCOTTI / Via Barberia / palazzo distrutto e ricostruito, ghibellini - prima sostenitori poi nemici Bentivoglio
MATTUIANI (DE') / Via de' Mattujani / Mea Mattuiani, poetessa
MENARINI / Via S. Stefano, 54 / ------
MERENDONI / Via Galliera, 26 / ------
MODIGLIANI-SALAROLI / Vicolo Malgrado / torre d. Magione - abbattuta nel 1825
MONARI (DE') / Via de' Monari / ------
MONTICELLI / Via Monticelli / ------
MUSOTTI / Strada Maggiore / compropr. Vic. Alemagna
MUSSOLINI (DE') / Via Saragozza, 1 / originari di Argelato
MUSSOLINI (DE') / Via Tessitori / sarti, salaroli e notai
MUSSOLINI (DE') / Vicolo Bianchetti / guelfi - messi al bando
MUZZI / Via S. Stefano, 50 / palazzo del 1594
NASCENTORI / Via Drapperie, 8 / da Cento - Fornace vetro
ORSI / Via S. Vitale, 28 / (suor Barbara Orsi) poi Elettra Marconi
-
Paolo Canè

Proverbio n. 180

Pisèr càntr'al vànt, tabachèr strà la zànt, córrer pr'al sabiàn i én trài cós da quaiàn.
Tre cose da evitare.