sabato 8 settembre 2007

PAVAGLIONE = CONFUSIONE !

Nel corso di un'intervista, è stato chiesto al famoso giornalista Roberto Gervaso se ci fosse ancora qualcosa da scrivere ed egli ha risposto: "C'è sempre qualcosa da scrivere!". Infatti è così anche per me, che sono soltanto un dilettante. Scrivo per passarmi il tempo, per divertirmi e, sopra tutto, per chiarirmi le idee. Idee che sono spesso confuse, ma vedo che, su certi argomenti, sono confuse anche quelle dei "grandi" ed è il caso del nostro Pavaglione. Ogni bolognese conosce questo lungo portico che, dal Palazzo dei Banchi in Piazza Maggiore, passando dal Museo Civico, arriva al Palazzo dell'Archiginnasio in Piazza Galvani e che è il luogo dello "struscio" dei petroniani. Ma è del nome che voglio parlare: tutte le fonti sono concordi nell'asserire che il nome deriva dal latino "papilio –onis" (farfalla), attraverso il francese "pavillon", tuttavia sono discordi per quanto riguarda il collegamento tra la "farfalla" ed il portico. Dato che in passato, nell'attuale Piazza Galvani, si svolgeva il commercio dei bozzoli per la seta, taluni collegano la "farfalla" con la crisalide in cui il baco si trasforma dopo la sua terza e "grossa" dormita (da cui forse "dormire della grossa"), altri, al contrario, collegano "Pavaglione" con il "padiglione", cioè la grande tenda (così si chiamavano le grandi tende degli accampamenti militari), sotto la quale si svolgeva tale commercio, cioè al riparo dal sole o dalle intemperie. Perciò mi chiedo: baco o tenda?
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Credo di più a questa seconda ipotesi, infatti il Dizionario Etimologico del Devoto collega "padiglione" a "papilio", senza però aggiungere altro. Quello del Cortelazzo dice la stessa cosa e aggiunge che "l'accampamento militare, visto dall'alto, ricordava le ali di tante farfalle" (definizione sposata anche dallo Zingarelli), ma nessuno di essi parla di…bachi da seta che sono citati solo da alcuni linguisti bolognesi (forse dilettanti come me), i quali collegano direttamente il nostro Pavaglione con la farfalla dei bachi e non con gli accampamenti militari. Dall'alto della mia… ignoranza credo che gli accampamenti militari siano più antichi del commercio dei bozzoli e che perciò si debba collegare il nostro Pavaglione all'immagine figurata della farfalla, evocata dai tendaggi svolazzanti (sotto i quali peraltro si svolgeva il commercio dei bozzoli!) e che poi la parola "padiglione" collegata al francese (Cortelazzo) o incrociata con "badiglio" (Devoto) sia poi stata usata per indicare il nostro portico ed almeno una altra mezza dozzina di parole della nostra lingua.
E, a proposito di Bologna e di etimologie azzardate, parliamo un po' della famiglia senatoria dei Fantuzzi e del loro palazzo in via San Vitale.
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Sulla facciata bugnata di questo singolare palazzo troneggiano due elefanti in bassorilievo che rappresentano l'emblema della famiglia, poiché i suoi componenti pretendevano che il loro nome derivasse da quello di tali animali: Elefanti - Elefantuzzi- Fantuzzi, cosa che si erano inventati di sana pianta, perché, pur non possedendo prove concrete, mi sento di affermare che in questa storia non ci sia un briciolo di verità! Il bello è che ancora oggi diversi testi di storia bolognese riportano la stessa fandonia. Cosa c'entrano questi animali africani con Bologna?
E cosa c'entra il nome Fantuzzi con gli elefanti? Allo stesso modo esso potrebbe venire da "lestofante", da "infante" o da qualsiasi altra parola che finisca per -fante! Io credo che l'origine di questo nome sia molto meno fantasiosa ed esotica e che abbia a che vedere con la duplice natura dei termini latini "fans" e "infans". Il primo indicava il soldato d'infimo grado, il pedone dell'esercito romano e per estensione il ragazzo, il giovane uomo, termine che ha dato origine a tutta una serie di parole. Il secondo, da in- e fans (dal verbo fari= parlare), significa letteralmente "che non parla", cioè il neonato, termine che ha dato origine a molte altre parole dell'italiano e delle altre lingue neolatine. E' probabile che i due termini si siano in seguito influenzati o mescolati, dato il significato simile di "bambino" e "giovane uomo", e che, al momento della formazione dei cognomi, esistesse, se non un vero e proprio nome di battesimo, quanto meno una sorta di professione o di stato sociale (come ancora oggi si usa per le carte da gioco!) e cioè il "fante". Da qui tutti i vari diminutivi e vezzeggiativi (fantino, fantuccio, ecc.) e così appare più verosimile che il nostro Fantuzzi sia il genitivo o il plurale di un gruppo di persone, le quali facevano capo ad un Fantuccio -ucci, pronunciato come vuole il dialetto bolognese anche per molti altri nomi in –ucci, con la doppia "z"! Altro che elefanti e giraffe!Bisogna fare attenzione alle fandonie, come quella sul Catino di Pilato, in Santo Stefano, che molti pseudo esperti spacciano come "il catino in cui Pilato si lavò le mani"! A parte che Pilato quel catino non l'ha mai visto (infatti risale all'epoca longobarda) e sempre che quelle mani se le sia lavate, qualcuno ha confuso, chissà come, la parola "pila palatii" nel suo significato di "tazza per l'acqua", "acquasantiera" o "catino in pietra del Palazzo" col nome del procuratore romano di Giudea: ci vuole una buona dose di fantasia, di faccia tosta e di… ignoranza!
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Paolo Canè

1 commento:

Anonimo ha detto...

Scrivo a proposito del commento incredulo di Paolo Cané circa la Famiglia Fantuzzi che (in maniera del tutto fantasiosa, secondo il Cané)riporta il propiro nome ad un originario "Elefantuzzi".
Credo, invece, cha la Famiglia Fantuzzi non lavori solo di fantasia.
Mi sono imbattuto in questo commento cercando di rintracciare il cognome attuale di un personaggio che ha governatoa Jesi, la città in cui abito.
Una lapide posta nel nostro Palazzo della Signoria nel 1672 ricorda "IACOBO ELEPHATUTIO" patrizio di Bologna e Ravenna, il quale che gestì abilmente una casrestia che tormantava Jesi.
ELEPHANTUTIO si legge "Elefantuzio", ed è un dativo, il dativo di uncognome tipo Elephantutius o Elephantutis
Mi sembra che il passaggio Elefantuzzi - Fantuzzi non sia estremmaente ardito.
Con i migliori saluti,
Massimo Mariani
JESI (AN) massimariani@yahoo.it