lunedì 28 aprile 2008

RIME IN PILLOLE (pagina 6)

Christoph W.Gluck, il musicista tedesco più famoso (ahimé) per essere il titolare della strada dove nacque Celentano che per essere l’autore del "Trionfo di Clelia", l'opera con la quale venne inaugurato il nostro teatro Comunale (14/05/1763), fu contestato da alcuni birichén bolognesi i quali, alla sua partenza dalla città,recitarono:

Dman el parte el Cluch
El va per Triest;
Ch’al faga ben prest,
Parché l’è un gran Mamaluch.


Ecco la formuletta completa, fornita dall'Ungarelli, di un detto che si adattava alla gente, come alibi, quando la fame era tanta:

Quall ch'è in t'al bôsc,
l'è dal prem chi ariva adôs;
la rôba ch'è in t'i camp,
l'è di Dio e di Sant.


Un'ode all'ozio scritta da Tommaso Sgricci di Arezzo dell'Accademia degli Arcadi:

Santa Poltroneria, Nume gradito
dei mortali delizia alma e diletto,
a te vo’ dedicar questo sonetto
che per poltroneria non ho finito.

Il pittore bolognese Alfredo Protti partecipò una volta ad un banchetto, dove un sacerdote, certo Don Testa, insistette oltre ogni modo che facesse un brindisi. Si alzò e disse solennemente:

Quasst l'é vén dal mì tinàz,
al mì Don Tèsta…


Un fatto che dovrebbe risalire alla fine del '700: una donna si lamentava col parroco perché il suo nome (invero inconsueto) non figurava nelle litanie dei santi e gli promise un regalo se egli avesse provveduto. Il giorno dopo, infatti, il prete recitò:

Sànta Maurizièna
m'a pruméss un stèr 'd fasù!

…ma l’interessata subito corresse:

Scrucàn, scrucàn dal dièvel, i éren sàul dù quartirù!
-
Paolo Canè

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