mercoledì 3 settembre 2008

AL BARACÀN

È una parola dal quadruplo significato: un baraccone, un festaiolo, un tipo di abito arabo e il Baraccano. Il baraccone, propriamente una grande baracca, può anche essere un veicolo o un qualsiasi aggeggio antiquato e malfermo, oltre che, specie al plurale, il Circo o un padiglione del Luna Park (vedi l’espressione: un fenómen da baracón). Il diminutivo femminile (la barachén-na) è invece l’edicola dei giornali o il chiosco dei gelati, mentre quello maschile (al barachén) è semplicemente una baracca piccola o il piccolo palcoscenico dei burattini, detto peraltro anche “baràca”. Inoltre, dato che stare in compagnia, mangiare,bere e cantare,si dice “stèr in baràca”, l’aggettivo si può riferire anche a chi ama gozzovigliare. È un’espressione tipica delle nostre parti, ma usata in molti altri dialetti; lo stesso vale per “andèr in baràca” che significa, in molte Regioni, andare a catafascio. La stessa parola si adatta anche ad un indumento tipico dell’Africa settentrionale (che però in italiano,come in diverse altre lingue, si scrive “barracano”) ma che nel nostro dialetto, povero di consonanti doppie, si scrive e si pronuncia come sopra. È tuttavia parola poco usata per bolognesi…colti! Infine il Baraccano che è una chiesa, addossata ad un residuo di mura, sorta intorno ad un’immagine della Madonna, dove i bolognesi vanno a “prendere la pace” dopo il matrimonio, infatti si chiama anche Chiesa della Pace. Era, o avrebbe dovuto essere, il tempio di Giovanni II Bentivoglio e quel vialetto che sbocca sulla via Santo Stefano in un occhio di portico molto alto, si dice che avrebbe dovuto collegare la chiesa con la “domus aurea” di Giovanni che sorgeva dove è oggi il Teatro Comunale. Ma tutto restò incompiuto, poiché quella Signoria ebbe vita breve e passò alla storia come un periodo infausto, mentre molti credono che, se fosse durata di più, forse avrebbe portato a Bologna le stesse cose che Medici, Gonzaga ed Este portarono nelle loro rispettive città! Ma Bologna era città guelfa (e forse lo è ancora oggi!) insofferente a Signori ed Imperatori, ma disposta, seppure obtorto collo, a restare coi Papi. Quanto alle etimologie di questa parola sono più di una:
Baracàn (come baràca) nel significato di “baracca” proviene da una voce spagnola, forse preromana, ”barraca” che era una capanna di pastori.
Baracàn nel significato di “gaudente” potrebbe riferirsi alle gozzoviglie intorno alle baracche dei vivandieri, ad esempio, di un esercito.
Baracàn nel significato di “barracano” deriva, ovviamente, dall’arabo “barrakan” che era un grosso cammello e un tessuto fatto della stessa stoffa o lana.Baracàn, infine, nel significato di Baraccano, ha una storia un po’ più complicata: è corruzione del vocabolo ”barbacane” che era un rinforzo esterno alle mura delle antiche città, infatti, dietro la chiesa, tale rinforzo è ancora evidente e,fortunatamente, non abbattuto, grazie all’esistenza della chiesa stessa. Parola d’origine incerta: c’è chi dice dal persiano bala (alto) khana (casa), chi dall’arabo bab (porta) al baqara (delle vacche, poiché il bastione proteggeva il recinto degli animali (termine forse preso in prestito dai Crociati) e chi dall’arabo barbahhane, il quale però è un canale d’acqua che col bastione non c’entra nulla. Come accade spesso, i dubbi restano, ma un “baracàn con un baracàn int un baracàn atàis al Baracàn” è un crapulone vestito da arabo che sta in una baracca vicino al Barracano!
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Paolo Canè

2 commenti:

S.V. ha detto...

Interessante articolo! é possibile avere una fonte testuale per il possibile collegamento tra la chiesa e il Palazzo Bentivoglio?

S.V. ha detto...

Interessante articolo! è possibile avere una fonte testuale per l'ipotesi del collegamento tra la chiesa e il Palazzo Bentivoglio per opera di Giovanni II?