venerdì 29 maggio 2009

"GN" E "GL"

A meno che non sia soltanto una mia impressione, ho notato che nel dialetto il gruppo “gn” è molto presente, ancora di più che in lingua, mentre il gruppo “gl” è rarissimo, se non addirittura quasi assente!
Il “gn” si riscontra anche in vari casi, specie all’inizio di parola, nei quali il termine corrispondente della lingua ha semplicemente la “n”, come gnàcher (nacchere), gnìnta (niente), gnànch (neanche), gnócca (nuca, anche se oggi si preferisce dire e scrivere “nócca”), ecc. Mentre, all’inizio o in seno alla parola, si usa in tutti o almeno quasi tutti i casi in cui la lingua lo prevede: “insàggna” (insegna), “Bulàggna” (Bologna), “gnóch” (gnocco), “bàgn” (bagno), “sàggn” (segno) e mille altre parole.
Il “gl”, al contrario, viene usato soltanto in rare parole che derivano chiaramente dalla lingua, come “bataglia” (battaglia) e suoi derivati e poche altre, poiché di regola il dialetto prevede una o due “ì”:“fóii” (foglio), “tài” (taglio), “quàia” (quaglia), “màia” (maglia), “imbruiàn” (imbroglione), “fiól” (figlio) e mille altre parole.
Secondo qualche autore contemporaneo, “italiàn” (italiano) si dovrebbe scrivere “itagliàn”, come anche “canpàgna” per “campàgna”, “gànba” per “gàmba” e cosette simili. Roba da fare rivoltare Menarini nella tomba!
Non è affatto vero, almeno dalle mie parti, che si dica e che si debba scrivere “gànba” “itagliàn”, “canpàgna”, ecc., poiché “itagliano” viene detto anche in lingua, ma solo dagli ignoranti e, se lo scrivessero, sarebbe un errore blu, e lo è anche in dialetto! Quanto agli altri due casi, la regola della lingua, secondo la quale davanti a “p” e “b” occorre sempre la “m”, vale anche per il dialetto: primo, perché è così che noi pronunciamo, secondo, perché anche noi bolognesi siamo…italiani!
Se queste fantasiose invenzioni fossero state concepite per evitare che il dialetto si appiattisca sulla lingua, sarebbero un’opera inutile: sono 8 secoli che dialetti e lingua convivono e sono 8 secoli che i primi si appiattiscono sulla seconda, per gli scambi sempre più frequenti e che ancora più frequenti saranno in futuro, a causa della sempre più diffusa scolarizzazione!

E non mi stancherò mai di dire che oggi, agli albori del terzo millennio, è perfettamente inutile andare a “strolgare” regole per scrivere il dialetto e questo per due motivi principali:

1) perché esso si sta lentamente e inesorabilmente dissolvendo
2) perché non c’è nessuno sulla piazza che abbia i numeri per poterlo fare!

Sarà bene perciò che, nello studio del dialetto, ci si attenga alle grafie degli Autori del passato e, volendo fare del bene al nostro amato bolognese, che ci si attenga al metodo e gli insegnamenti di Alberto Menarini che è stato un vero, grande studioso!
Gli altri, come me, sono soltanto dei dilettanti.
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Paolo Canè

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