venerdì 29 maggio 2009

RIME IN PILLOLE (pagina 73)

Questo è un noto canto degli “scariolanti”, cioè coloro che trasportavano la terra scavata con le carriole, forse per arginare i fiumi o per altri scopi. Sono canti che poi hanno assunto qua e là valori politici, come accadde per “Bella ciao” e come, del restro, era accaduto per il canto goliardico “Giovinezza”, ma è il loro primitivo uso che m’interessa. Questo in particolare, che non è del tutto dialettale e nemmeno del tutto bolognese, in quanto gli “scariolanti” non lavoravano certo in centro, riguarda di sicuro gli “scariolanti” che sono citati nel testo. Riporto le sole parole che ricordo:

Vólta, rivólta
ritornala a rivoltàr…
sono gli scariolanti (lerillerà)
che vanno a lavorar!
Gli scariolanti belli (lerillerà)
son tutti traditor:
i àn inganè l’arzdàura (lerillerà)
per un bacin d’amor!

Quest’altro, invece, tutto in dialetto, potrebbe far parte dello stesso ciclo, ma non ne sono sicuro. E’ interessante perché evoca un tipo di canzone-danza del passato: la “villanella”. Anche in questo caso, ecco le parole che ricordo:

Andaràn a sunèr él campèn,
din dón, dindèla, dindàn,
mó gnànch par quàsst a vóii pérder giurnèta
ói vilanèla, viva l’amor,
mó gnànch par quàsst a vóii pérder giurnèta
ói vila-vilanèla, viva l’amor!

(dai miei ricordi d’infanzia)

Una filastrocca che si riferisce all’allungarsi dei giorni tra il 25/12 e il 17/01:

Par Nadèl,
sèlt d’agnèl;
par l’àn nóv,
sèlt ed bóv ;
par l’Epifàgna,
sèlt ed càgna ;
par Sant’Antóni,
un’àura bóna!

(dal Calendario 2008, Bologna d’una volta)
-
Paolo Canè

Nessun commento: