domenica 14 giugno 2009

QUÈL

Ecco un aggettivo/pronome molto diffuso in lingua, ma, in dialetto, usato poco come pronome e per nulla come aggettivo! In compenso viene usato spesso come sostantivo (ciò che in lingua non accade), ma questa è un’altra storia che vediamo qui sotto.
Come aggettivo, dice il dizionario, “si usa nelle proposizioni interrogative (dirette e indirette) o nelle dubitative per domandare qualità, quantità, identità, ecc. di qualcosa o di qualcuno”. Alcuni esempi:

- quale libro hai preso? - che lìber èt tólt?
- tale e quale! - prezìs idàntich!(o anche tèl e quèl)
- in un certo qual modo - in una zérta manìra.
- quale che sia - bàsta ch’séppa
- quale fetore!(prosa) - mó che pózza!

Come si vede, in quasi nessuno di questi casi si usa quèl (da non confondere con quàll= quello), che pure esiste, ma si preferisce usare “che” o un’ espressione diversa; d’altronde, se, negli esempi fatti, si usasse quèl, non sarebbe nemmeno bolognese!
Come pronome si usa raramente. Qualche esempio:

- quale dei tuoi figli va a scuola? - quèl él di tu fiù ch’và a scóla?
- ho alcuni amici, i quali… - ai ò di amìgh, che…
- qual dinanzi e qual di dietro (poesia) - zertón davanti e zertón de drì

Solo nel primo caso si usa quèl, mentre negli altri si fa allo stesso modo che abbiamo visto per gli aggettivi. Quanto a “quèl él” e al femminile “quel’éla”, occorre dire che spesso accade una delle tantissime contrazioni del nostro dialetto, perciò si sente dire “què-él” e ”què-éla”. Ricordo in proposito una filastrocca che dicevamo da bambini, quando nascondevamo un oggetto in uno dei due pugni chiusi, recitando” Panirén-na, panirén-na, què-éla vùda e què-éla pén-na?” (oppure in un buffo italo-bolognese: “Panierina, panierina, qual è vuota e qual è pina?”). In questo caso, peraltro, se si dovesse dire quèl’éla, si uscirebbe dal metro ottonario!
E arriviamo all’uso di “quèl” come sostantivo:

- un pió fàt quèl - una cosa molto strana
- avàir quèl da dìr - dover dire qualcosa
- a ié sàtta quèl - c’è qualcosa sotto

Tutti casi nei quali il dialettale “quèl” viene tradotto in lingua con “cosa”, proprio perché si tratta di qualcosa di indefinito, ma inequivocabilmente di sostantivo.
La spiegazione è semplice (e credo di averla già data da qualche altra parte!): il quèl aggettivo e pronome deriva dal latino quale(m), dove pure è aggettivo e pronome, mentre il “quèl” sostantivo deriva dal basso latino “covelle” (qualcosa, una parte, che dà origine al più noto diminutivo “cuvlén”), dove è pure sostantivo. Covelle, tra l’altro era una parola dell’antico italiano, usata anche dal Petrarca. Altre parole dialettali derivate sono “quelèter”, che deriva da “covelle”, usato anche per mandare qualcuno a quel paese (a fèr quelèter!) e quelchdón, che invece deriva da quale(m), e che spesso si sente nella forma “quaichdón”, che io stesso uso nel parlare e nello scrivere. Del resto anche “quèlch” diventa spesso “quàich”.
-
Paolo Canè

1 commento:

Paola ha detto...

Secondo quanto raccntatomi da mia madre, che a sua volta l'aveva saputo da chi più vecchio di lei, la storiella della rima
"Che frìo, che frìo
non dico per io,
ma dico per tanti
che son senza guanti!"
Sarebbe che un tipo squattrinato, aveva racimolato un paio di guanti nuovi e s'affannava a sbandierarli sotto il naso altrui per fare vista di ricchezza, al che l'interlocutore molto semplicemente lo liquidò con la lapidaria risposta:
"me a degg par lò, ql'è sanza paltò!"