martedì 13 maggio 2008

RIME IN PILLOLE (pagina 8)

Quel burlone inveterato di Olindo Guerrini (alias Lorenzo Stecchetti, alias Argia Sbolenfi) volendo canzonare un suo dipendente, Alberto Bacchi della Lega, appassionato ornitologo, che si era assentato lasciando aperto sul tavolo un libro al capitolo Passer Italiae, si affrettò a scrivere:

Deh, l’ornitologo
Come un corbello
Scambia la passera
Per un uccello.

I nostri vecchi hanno convissuto per secoli con le pulci, le quali sono rimaste, per fortuna, solo nel nostro linguaggio figurato (la pulce nell’orecchio, ecc). Solo il fuoco le distruggeva, perciò si diceva:

S’la s’amàza, la sguàza;
s’la se squézza, la s’adrézza;
s’la s’anìga, la zìga,
s’la si tàca fùgh, l’à finé tótt i su zùgh!


E l’orco delle favole entrava in casa e diceva:

Uzz, uzz, uzz,
o che puzza di cristianùzz!
O ch’ai n’é o ch’ai n’é stè.
O ch’ai n’é di arpiatè.


A fronte di tanto esempio di “facoltà investigative” ecco un esempio di alta medicina: quando un bambino si faceva male, la mamma strofinava la ferita con la saliva e…

Medgén-na, medgén-na,
mérda ed galén-na,
mérda ed capàn,
guaréss dabàn.


Una cantilena declamata dai bambini nel gioco della “cavallina” (cavalchén-na):

E la buona insalatina, e l’è fresca e tenerina,
e l’è buona da mangiare e la voglio comperare;
comperare mezzo etto, ce lo ficco e ce lo metto, ecc.

…mentre nelle giornate di pioggia:

Al pióv, al pióv, la gàta la fa l’óv,
al m’nén al zìga, la gàta las marìda,
al prìt al fà i turtì e la gàta l’ai pórta vì.
-
Paolo Canè

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