martedì 16 settembre 2008

RIME IN PILLOLE (pagina 21)

Da bambini ci si metteva in cerchio tenendoci per mano e uno di noi all’interno doveva cercare di « rompere » la catena delle mani unite ed uscire. Egli cantava:

Apri la porticina
e lasciami scappare:
la chiave l’ho perduta
e non la so trovare.

Al ché gli altri, in coro, rispondevano:

Allora starai dentro
tutta, tutta la notte
finché non sarai “buono”
di rompere scappar!
Duroooo!

..era il grido col quale si stringevano le mani il più forte possibile!

E quando qualcuno cantava per mascherare il suo risentimento, gli si diceva:

Al canarén in gàbia
ch’al cànta da la ràbia.


Ricordo vagamente una strana filastrocca, nella quale si parla di qualcosa che pende pericolosamente (pindéquel) sopra a qualcuno che dorme ignaro (durméquel), perciò se non fosse arrivato di corsa qualcuno (curéquel), il dormiente avrebbe corso rischi!

Durméquel durmèva,
pindéquel pindèva,
s’an i éra curéquel
durméquel murèva!

Riferito al Palazzo degli Strazzaroli in Piazza di Porta Ravegnana:

“L’à nóv pórt, nóv f’nèster e nóv f’nistrén,
la Madóna e al campanén”



6 gennaio:
La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte:
neve, gelo o tramontana,
viene, viene la befana.
-
Paolo Canè

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